L'osservazione dell'andamento delle maree potrebbe aiutare geologi e sismologi a prevedere i terremoti più grandi e devastanti, come quello di magnitudo 9 che l'11 marzo 2011 ha colpito il Giappone.
Lo sostiene Sachiko Tanaka, ricercatrice presso il National Research Institute for Earth Science and Disaster Prevention di Tsukuba (Giappone).
Se la Terra diventa suscettibile
Secondo la Tanaka, con l'avvicinarsi di un grande sisma la crosta terrestre diventa sempre più sensibile, e bastano le normali forze di marea per scatenare piccole scosse. L'analisi di questi tremori potrebbe permettere agli scienziati di prevedere terremoti di forza maggiore e potenzialmente distruttiva.
Durante l'alta marea la pressione dell'acqua sul fondo può causare spaccature nei pressi delle faglie e scatenare piccoli terremoti. Ma se le faglie sono già vicino al punto di rottura, queste microscosse possono essere la causa scatenante di eventi ben più consistenti.
A saperlo prima....
Secondo i dati raccolti dalla Tanaka in oltre 10 anni di studi, il
terremoto dell'11 marzo è stato preceduto da un serie scosse causate
dalle maree inziate nel 2000 e localizzate in pieno oceano, a nord est
delle coste nipponiche.
Dopo il grande sisma l'area si è calmata e le scosse di marea sono scomparse.
Secondo i risultati dello studio queste scosse anticipano di circa un decennio il manifestarsi dell'evento principale.
Lo studio della scienzata Giapponese ha bisogno ancora di numerose
conferme e per ora non si può certo parlare dell'esistenza di un sistema
di previsione dei sismi. Va però sottolineato come buona parte della
comunita scientifica internazionale consideri questi risultati come i
più promettenti mai ottenuti fino ad oggi in questo campo.
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