Il tipico odore di muffa caro a chi frequenta le biblioteche deriva principalmente dal decadimento della cellulosa. Dalla metà del 19esimo secolo, quando si iniziò a fabbricare carta utilizzando pasta di legno e non più stracci macerati di lino e cotone, la maggior parte dei volumi stampati contiene un componente instabile chiamato lignina, un polimero naturale che si scompone in acidi rendendo le pagine particolarmente fragili e friabili.
L'atlante più pesante del mondo
Esistono alcuni metodi per rallentare questo decadimento: a partire dal 2001, i lavoratori della Library of Congress, la Biblioteca del Congresso statunitense con sede a Washington, hanno irrorato ogni anno almeno 250 mila volumi con ossido di magnesio, che deacidifica la carta e ne frena la decomposizione.
La tecnologia salva antichi testi (guarda)
Lorraine Gibson, chimica dell'Università di Strathclyde di Glasgow, in Scozia, coordina il progetto Heritage Smells per lo sviluppo di dispositivi portatili che fungano da "nasi elettronici" e siano in grado di individuare le componenti volatili responsabili del decadimeno della carta di libri antichi o di altri importanti cimeli culturali. Una volta identificate le molecole che accelerano la decomposizione dei materiali, si lavora per contrastarne l'opera.
Una scultura fatta di libri