Il paradosso del gatto venne ideato da Schroedinger per dimostrare i limiti della fisica quantistica, benché egli stesso fosse stato tra i fondatori di questa scienza. La quantistica è la parte della fisica moderna che studia le leggi valide per le particelle elementari, cioè neutroni, elettroni, protoni, fotoni e così via.
Secondo la fisica quantistica, il comportamento di una particella elementare non è infatti prevedibile con esattezza, ma solo in modo probabilistico: per esempio, sappiamo con certezza che un singolo atomo di uranio emetterà radiazioni, ma non possiamo dire assolutamente quando questo accadrà.
La certezza dei macrosistemi. Tale limitazione non esiste invece per i sistemi macroscopici, cioè composti da milioni di atomi riuniti: una volta conosciuti alcuni dati, si può sapere con esattezza che cosa e quando accadrà in essi.
Erwin Schroedinger, fisico austriaco (premio Nobel nel 1933), mescolò i due casi, quello quantistico e quello macroscopico e ipotizzò un gatto chiuso in una scatola con una pistola attivabile dalle radiazioni di un atomo di uranio. Non si può sapere quando l’atomo emetterà radioattività attivando la pistola e uccidendo il gatto. In questo modo anche il destino del gatto (sistema macroscopico) risulta regolato da leggi probabilistiche. Questo paradosso servì a Schroedinger per sostenere che l’interpretazione fisica della meccanica quantistica (ancor oggi accettata) andava ridiscussa.