Il coronavirus si è portato via, insieme agli altri, un grande protagonista della scienza italiana, e un caro amico: Corrado Lamberti. Laureato a Milano, allievo di un nome importante della fisica, "Beppo" Occhialini, si era ritrovato nel mondo della divulgazione scientifica quasi per caso. Quando, da giovane insegnante delle scuole superiori, aveva avuto l'opportunità di fondare nel 1979 insieme a Margherita Hack la rivista l'astronomia, che è stata per decenni il riferimento per gli appassionati di stelle. E per chi, come me, negli anni '80-'90 voleva diventare un divulgatore dell'astronomia, il riferimento era diventato lui.
Trent'anni di lavoro con la Hack. Corrado non era solo un ottimo divulgatore, preparato e rigoroso, ma era anche una persona speciale. Quando raccontava dell'impegno politico che lui e la moglie avevano portato avanti fin da quando erano ragazzi, faceva quasi tenerezza. Era una persona di una umiltà e modestia difficilmente eguagliabili, un cuore puro.
Quando la Hack è mancata, nel 2013, gli suggerii di scrivere un libro su di lei: nessuno meglio di Corrado avrebbe potuto raccontare la vulcanica Margherita, con la quale aveva lavorato fianco a fianco per trent'anni. Non solo: frequentava casa Hack, era spesso ospite di Margherita e di suo marito. E la conosceva, sul lavoro e nella vita privata, come nessun altro. La risposta di Corrado alla proposta fu: «Non se ne parla proprio. Non intendo speculare sulla morte di Margherita». Ci volle un anno e mezzo per convincerlo; e il ritratto della Hack che ne è venuto fuori (Viva Margherita, Sperling&Kupfer) è l'omaggio più bello e più delicato che sia stato pubblicato sull'astronoma toscana.
Ho ritrovato in quelle pagine gli aneddoti più divertenti della vita a casa Hack, che Corrado mi aveva raccontato a voce, descritti con affetto e leggerezza. Come le discussioni provocatorie che intavolava con il marito di Margherita, Aldo De Rosa, una persona di cultura vastissima, filosofo di formazione, a cavallo tra l'astronomia e la cultura classica. O della dispensa fornita più di cibo per gatti che per umani. O della bandiera rossa che trovò issata su casa Hack il 1° maggio del 1979, in occasione della sua prima trasferta a Trieste (dove Margherita dirigeva l'Osservatorio astronomico) per parlare della rivista che doveva nascere.
Stelle e cultura. Lamberti, con la Hack, e anche con il contributo di Aldo, avevano portato l'astronomia a reggere il confronto con le riviste di riferimento mondiale del settore, le americane Sky&Telescope e Astronomy.
Su l'astronomia scrivevano i più importanti nomi della ricerca italiana, ma anche internazionale. E si parlava non solo di stelle, ma in generale di cultura: vi scrissero Alberto Moravia e Piero Chiara, Primo Levi e Giuseppe Prezzolini.
Nel 2002 l'avventura di Margherita e Corrado a l'astronomia si concluse, per divergenze con l'editore. Ma i due, indomiti (la Hack aveva già ottant'anni), fondarono una nuova rivista, Le Stelle, che andò avanti fino al 2008. In tempi recenti, Corrado ha collaborato occasionalmente anche con Focus, sempre chiaro ma rigoroso nei propri interventi. Nel 1999, l'Unione Astronomica Internazionale gli fece l'onore di dedicargli un pianetino, che oggi si chiama 6206 Corradolamberti.
Al CICAP Fest. Nel corso della sua carriera, in cui però non ha mai abbandonato l'insegnamento a scuola, ha pubblicato diverse opere di divulgazione scientifica, ma anche, nel 2014, un testo dedicato alla Resistenza nel Centro Lario: suo padre, infatti, era nella brigata che nell'aprile del 1945 arrestò Mussolini.
Lo scorso settembre, ero stato con lui al CICAP Fest di Padova. Avevamo partecipato insieme a un evento dedicato proprio al ricordo di Margherita Hack. Poco dopo, in un ristorante, avendolo visto seduto solitario a un tavolo, riservato e assorto, io e alcuni amici lo avevamo invitato a unirsi a noi. Le chiacchiere con Corrado erano sempre proficue, si imparava sempre qualcosa.
Sulla sua pagina Facebook c'è l'ultimo post che aveva fatto, lo scorso 5 aprile, dall'ospedale di Gravedona (Co) dove era ricoverato. Per complimentarsi con il figlio diventato ordinario al Politecnico di Milano e per dire che la Covid-19 voleva fregarlo, ma lui c'era ancora. Nel post, con ineffabile ironia, la foto del budino del suo pasto.