Quanto annunciato quasi in chiusura dei lavori della COP26 da parte dei due Paesi maggiori produttori di anidride carbonica al mondo, Stati Uniti e Cina, ha colto tutti di sorpresa. Unione Europea e Nazioni Unite hanno descritto le dichiarazioni di Joe Biden (USA) e Xi Jinping (Cina) come incoraggianti, e importanti per frenare il riscaldamento globale. Tutto parte da un comunicato congiunto nel quale Cina e Stati Uniti dichiarano l'intenzione di lavorare insieme per raggiungere l'obiettivo di contenere l'aumento della temperatura media globale a non oltre +1,5 °C rispetto al periodo pre-industriale, come stabilito dagli accordi scaturiti dalla COP21 (Parigi 2015). Tutto ciò anche se nell'edizione 2021 del rapporto Emission Gap dell'UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente, si afferma che siamo ormai fuori tempo massimo per rispettare quel limite e che la temperatura media globale del Pianeta è già adesso sulla via di aumentare di ben 2,7 °C entro fine secolo.
Quello tra USA e Cina è un impegno che non riporta dettagli tecnici, ma che, stando a molti analisti, sembra un tacito riconoscimento da parte della Cina che la crisi climatica merita un'attenzione urgente e che svolgerà un ruolo più importante nell'affrontare la sfida globale. Promette una stretta cooperazione sulla riduzione delle emissioni, mentre un gruppo di lavoro congiunto si "incontrerà regolarmente per affrontare i temi della crisi climatica" nel prossimo decennio. Il presidente degli Stati Uniti e il suo omologo cinese dovrebbero tenere un incontro virtuale già la prossima settimana, e sembra che la dichiarazione odierna sia stata concordata dopo circa 30 incontri negli ultimi 10 mesi.
Fatti o parole? Sono per davvero passi concreti quelli che hanno promesso di realizzare i due grandi Paesi? Genevieve Maricle, direttrice dell'azione per la politica climatica degli Stati Uniti presso il gruppo di pressione WWF, ha affermato che se da un lato l'annuncio offre "nuove speranze" che il limite di 1,5 °C possa essere raggiunto, dall'altro "dobbiamo anche tenere gli occhi aperti su ciò che effettivamente vogliono fare i due Paesi, se davvero hanno nei loro obiettivi la riduzioni di emissioni dei gas-serra". L'ex primo ministro australiano Kevin Rudd, presidente della Asia Society, che lavora sugli accordi globali sui cambiamenti climatici, ha dichiarato che "l'accordo non è un punto di svolta", ma un grande passo in avanti: «Le attuali relazioni tra Cina e Stati Uniti sono terribili, quindi il fatto che proprio in questo momento sia stato stilato tale accordo tra Washington e Pechino è davvero importante», ha affermato.
Le contraddizioni. L'accordo prevedere di affrontare una serie di questioni, tra cui le emissioni di metano, la transizione verso l'energia pulita e la decarbonizzazione. Il negoziatore cinese sul clima, Xie Zhenhua, afferma che sul cambiamento climatico "c'è più accordo tra Cina e Stati Uniti che divergenze". Ma c'è davvero una nuova strada che percorreranno i due Paesi? Qualche dubbio è lecito: mentre la posizione degli USA è quantomeno ondivaga, con un'amministrazione apparentemente impegnata ad aumentare il gradimento popolare in casa sua, la Cina ha rifiutato di aderire all'accordo per limitare il metano, un gas serra molto dannoso, anche se si è "impegnata a sviluppare un piano nazionale" per affrontare il problema - mentre nuove centrali a carbone si accenderanno nei prossimi mesi.
Insomma, se proprio vogliamo essere ottimisti dobbiamo ammettere che una lunga strada inizia sempre con un piccolo passo, e la speranza è che questa dichiarazione d'intenti sia realmente il primo, piccolo passo.