Dieci morti dall’inizio dell’anno. È questo il tragico record di Foxconn, fabbrica cinese che assembra prodotti super tecnologici per conto di giganti dell’informatica del calibro di Apple, Nokia e Dell. E le aziende adesso vogliono vederci chiaro.
“I dipendenti firmano una lettera in cui s'impegnano a non togliersi la vita”
Troppe morti – L’ultimo suicidio nella cinese Foxconn, sterminato complesso industriale di Shenzhen (nella Cina meridionale) dove lavorano oltre 300 mila persone, risale a ieri: un giovane dipendente di 19 anni si è lanciato da un balcone dopo appena 42 giorni di contratto. Il bilancio, in realtà è ben più tragico perché sono tredici i dipendenti che hanno tentato di togliersi la vita: 10 morti e 3 sopravvissuti.
Indagini in corso – E dopo la scia di sangue degli ultimi mesi è evidente che le condizioni di vita all'interno degli stabilimenti devono essere a dir poco disumane e la pressione psicologica alle stelle. C’è chi racconta di orari di lavoro estenuanti, pause per il pranzo inesistenti e riposo in dormitori. Non sorprende quindi l’annuncio di Apple, Nokia e Dell, principali "clienti" di Foxconn, di voler indagare a fondo su quanto sta succedendo in Cina.
Clausula anti-suicidio – Il primo provvedimento intrapreso da Foxconn fa però venire i brividi: far firmare a tutti i dipendenti una lettera in cui “promettono” di non suicidarsi e di non opporsi se l’azienda li spedisce in istituti psichiatriche non appena manifestano i primi segni di squilibrio mentale.