I sacchetti di polietilene a bassa densità sono stati ritirati perché ritenuti inquinanti e molto longevi. Esperimenti fatti in laboratorio, simulando l’intervento combinato di vari fattori (sole, freddo-caldo, umidità, ambiente fortemente ossidante, danneggiamento meccanico, pH ecc.) fanno ipotizzare un tempo minimo di 20 anni per avere una frammentazione che renda il sacchetto invisibile. Ogni singolo pezzetto di plastica è poi soggetto all’attacco di microrganismi e alla naturale ossidazione, che portano alla demolizione delle singole molecole. Questa decomposizione può impiegare centinaia di anni.
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Biodegradabili
I sacchetti biodegradabili possono invece essere distrutti direttamente dai microrganismi. La norma europea UNI EN 13432 stabilisce che, nel normale ciclo di compostaggio, devono disintegrarsi per il 90 per cento dopo 3 mesi, e dopo 6 mesi devono essere digeriti dai microrganismi per il 90 per cento. Gettati in terra, in mare o in un corso d’acqua, i sacchetti biodegradabili persistono però per anni nell’ambiente, proprio come quelli in polietilene.
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