Elettrochimico di prestigio internazionale, vincitore di importanti premi scientifici, presidente dal 1970 al '72 della Società internazionale di elettrochimica, la vita e la carriera di Martin Fleishmann sono cambiate radicalmente il 23 marzo 1989, quando insieme al collega Stanley Pons annunciò al mondo di avere scoperto una nuova forma di energia che incautamente - come disse più volte in annni recenti - chiamò cold fusion, fusione fredda. Una scoperta rivoluzionaria sia perché conteneva in sé la promessa di cambiare per sempre gli equilibri politici ed economici della "società del petrolio" sia perché la fisica non riusciva a spiegarla.
L'annuncio era però prematuro. Ai primi entusiasmi della comunità scientifica, cui faceva eco la stampa internazionale, seguirono i primi dubbi e già a fine '89 arrivò - da gran parte della comunità scientifica - la sconfessione di ciò che i due scienziati affermavano di avere "visto" nella loro cella elettrolitica (la cella F&P): il fenomeno sembrava sfuggire a ogni verifica.
Come per ogni vera grande storia, in questa non sono mancati misteri, ambiguità, forse anche complotti, come afferma chi ancora oggi segue - su basi differenti - quella linea di ricerca. E quanto al nome, il riferimento a una possibile fusione nucleare economica e facile da realizzare alienò ai due scienziati le simpatie di quella parte della comunità scientifica che si occupava della fusione termonucleare in super costosi esperimenti come ITER e NIF.
La carriera scientifica di Fleishmann e Pons finì lì. Il primo impegnato fino a pochi mesi fa nel tentativo di comprendere il fenomeno, ospitato anche in Italia dove ha lavorato con Giuliano Preparata, il fisico che per primo ha messo le basi per una nuova fisica capace di spiegare ciò che si stava cominciando a chiamare LENR, reazioni nucleari a debole energia, piuttosto che fusione fredda. Per Pons, di vent'anni più giovane e letteralmente scomparso dalla scena pubblica, è oggi persino difficile sapere se vive in Francia (dove insegnerebbe chimica) o in India, impegnato per conto del Governo nel programma nucleare indiano.
Con la morte di Fleishmann la storia non finisce: in Italia nei laboratori dell'Infn di Frascati, in Giappone, in Germania, negli Stati Uniti e in molte altre università del mondo ci sono ricercatori che hanno preso spunto dal suo lavoro e potrebbero essere oggi più vicini a spiegarlo e a trasformarlo in un dono per l'umanità. Questa è l'eredità di Fleishmann.
Cold fusion: l'eredità di Fleishmann
Il 3 agosto scorso è mancato, a 85 anni, Martin Fleishmann, protagonista di una delle pagine più discusse della fisica.
