Scienze

Clima, ozono, tumori alla pelle

Cambiamenti climatici, perdita di ozono e aumento dell'incidenza del cancro della pelle sembrano avere uno stretto legame. Lo hanno stabilito ricercatori della...

Cambiamenti climatici, perdita di ozono e aumento dell'incidenza del cancro della pelle sembrano avere uno stretto legame. Lo hanno stabilito ricercatori della Harvard University. Questa relazione è il risultato di uno studio di un team di ricercatori guidati da James G. Anderson e Philip S. Weld. Essi hanno messo in luce l’esistenza di una relazione tra i cambiamenti climatici e la diminuzione dello strato di ozono al di sopra degli Stati Uniti e questo potrebbe consentire ad una maggiore quantità di raggi ultravioletti (UV) di raggiungere la superficie terrestre, portando ad un conseguente aumento dell'incidenza di cancro della pelle. Nel sistema descritto da Anderson il vapore acqueo nella stratosfera iniettato da potenti temporali converte forme stabili di cloro e bromo in "radicali liberi" , ossia in molecole in grado di trasformare l'ozono in ossigeno. “Recenti studi hanno suggerito che il numero e l'intensità delle tempeste siano collegati ai cambiamenti climatici -ha detto Anderson- il che porterebbe alla perdita di ozono e quindi ad un maggiore livello di radiazioni UV verso la superficie terrestre e, conseguentemente, tassi potenzialmente più elevati di cancro della pelle”. Il problema è in cima alla classifica
Lo scienziato ha poi continuato: ”Se mi si dovesse chiedere dove inserire questo problema nella classifica delle cose che mi preoccupano, questo è in cima alla lista". Purtroppo, ha detto Anderson, non sappiamo come questo processo si evolverà nel tempo. Non conosciamo neppure quanto l’iniezioni di vapore acqueo in grandi quantità nella stratosfera è iniziata e quindi non è facile arrivare a conclusioni. “Anche se al momento è impossibile conoscere quanti casi di cancro alla pelle può essere dovuta alla deplezione di ozono sopra gli Stati Uniti, il legame tra perdita di ozono e una maggiore incidenza della malattia è stata ampiamente studiata”, ha detto Anderson. "C'è stato uno sforzo importante da parte della comunità medica per definire la relazione tra diminuzione di ozono e gli aumenti successivi di cancro della pelle -ha continuato il ricercatore-. E questo è ormai indiscutibile. Alcune proiezioni sostengono che un calo dell’ozono come quello che stiamo osservando potrebbe portare ad un milione di nuovi casi di cancro della pelle negli Stati Uniti ogni anno. Il tumore alla pelle è una delle forme più comuni di cancro, ed è tra quelle in aumento a dispetto di tutta la ricerca medica ad esso dedicato". Ma non sono solo gli esseri umani che devono preoccuparsi per gli effetti delle radiazioni UV aumentata. Molte colture come frumento, soia e mais potrebbero subire danni importanti al loro DNA, sostiene la ricerca di Anderson. Problema non facile da individuare
Come è possibile che solo ora si sia arrivati a capire che i cambiamenti climatici possono distruggere l’ozono, quando in passato si era sempre sostenuto che i due fenomeni sono ben distinti? “Perché solo ora –spiega Anderson- si è scoperto che le nubi convettive che producono forti temporali e tempeste arrivano nella stratosfera in numero ben maggiore di quanto ci si aspettava. E poiché è chiaro che il vapore acqueo produce radicali liberi che distruggono l’ozono è risultato chiaro che il legame esiste”. In altre parole se si immette nell’atmosfera una sempre maggiore quantità di anidride carbonica si riscalda sempre più l’atmosfera. Sarà così che i temporali saranno sempre più violenti con nubi che arriveranno ad altissime quote, dove il vapore acqueo producendo radicali liberi distruggerà l’ozono (che ci protegge dai raggi ultravioletti) trasformandolo in ossigeno biatomico (quello che normalmente respiriamo, ma che non ci protegge dagli UV). Ovviamente una situazione simile non è esclusiva degli Stati Uniti dove se ne parla perché è lì che la ricerca è stata realizzata, ma vale un po’ in tutto il mondo e in Europa, Italia compresa, l’intensità dei temporali è certamente in aumento così come negli Stati Uniti.

27 luglio 2012 Luigi Bignami
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