Centinaia di videogiochi utilizzano animali estinti (dinosauri, mammut) o temi paleontologici (fossili, scienziati). Uno dei primi esempi è stato 3D Monster Maze (1982), nel quale i giocatori erano inseguiti da Tyrannosaurus rex; oggi Jurassic World Evolution, nel quale i giocatori devono costruire un parco di dinosauri su 5 isole differenti, è uno dei più venduti con oltre 3 milioni di copie.
Questi giochi sono spesso la prima occasione in cui i giovani vengono a contatto con i temi della paleontologia. Ma quanto sono corretti dal punto di vista scientifico? Se l'è domandato un'équipe della Scuola di geografia, Terra e Scienze ambientali dell'Università di Birmingham, che ha passato in rassegna oltre 270 videogame presenti sulla piattaforma Steam negli ultimi 10 anni. La ricerca è stata pubblicata pochi giorni fa dalla rivista Geoscience communication.
TELECRONACHE SU YOUTUBE. «L'idea è venuta a Thomas Clements e Jake Atterby», racconta una degli autori, Valentina Rossi, ricercatrice italiana all'University College di Cork. «Loro hanno infatti una piattaforma YouTube, Palaeocast Gaming Network, nella quale veri paleontologi partecipano a videogiochi e li commentano dal loro punto di vista. Volevamo dare un quadro il più possibile completo del settore, evidenziando i punti di forza e quelli critici». Soprattutto a vantaggio di insegnanti ed educatori, che devono sapere quali concetti, fondati o inaccurati, sono veicolati dai diversi giochi in commercio.
Molti videogiochi (come Jurassic world: evolution, Zoo tycoon, Lego jurassic world, Animal crossing: new horizons) contengono glossari, enciclopedie, database con molte informazioni sulle specie presenti. Ma a volte la scienza si mescola alla fantasia, senza alcuna avvertenza. «Nel gioco The Sims 4 sono presentati fossili improbabili come mammelle fossilizzate di mucca o baffi di ominidi», ricordano per esempio i ricercatori.
UN BILANCIO POSITIVO. Qual è il bilancio generale? «La maggior parte dei paleo-videogiochi trasmette una buona comunicazione paleontologica integrando processi fisici e biologici nel gioco che, direttamente o indirettamente, aumentano i livelli di conoscenza dei partecipanti», concludono i ricercatori. «Gli ambienti naturali, con tanto di flora e fauna, sono spesso riprodotti con cura e offrono ai giocatori la possibilità di immergersi in ricostruzioni coinvolgenti. Tuttavia, la maggior parte dei giochi si concentra su aspetti molto specifici della paleontologia (come la raccolta di fossili, genetica, evoluzione) e può prendersi delle libertà creative per creare dinamiche di gioco coinvolgenti».
Dunque, i videogame a sfondo paleontologico mescolano informazioni corrette a voli di fantasia, che spesso sfociano nella disinformazione.
Ma quali sono gli aspetti più critici?
POCHI E MOSTRUOSI. Quali sono dunque i difetti più diffusi riscontrati dai ricercatori? Due: la "mostrizzazione" e la "mancanza di biodiversità". La "mostrizzazione" è la rappresentazione degli animali preistorici in modo che appaiano spaventosi e brutali. «Un risultato ottenuto riducendo i tessuti molli, aumentando le dimensioni del corpo, esagerando artigli, denti e corna. In questo modo diventa più facile per un giocatore ammazzarli», scrivono i ricercatori. E questo approccio non si limita ai dinosauri carnivori, ma anche a quelli erbivori o ai mammut. Spesso, per enfatizzare il lato mostruoso, i giochi introducono anche creature mitiche come grifoni, basilischi, rettili alati: «Ma i videogiochi non distinguono fra animali mitici e reali, e questo potrebbe confondere i giocatori», avvertono gli scienziati.
L'altro difetto comune è la "mancanza di paleodiversità". I giochi si basano su una manciata di dinosauri iconici (Tyrannosaurus, Triceratops, Stegosaurus), con l'aggiunta del mammut lanoso e del felino dai denti a sciabola. Tutte le altre specie - escluse rare eccezioni, come Animal crossing: new horizons ambientato nell'Africa del Miocene - non sono rappresentate. «Un difetto che dipende anche dal fatto che costruire nuove risorse digitali è difficile e costoso, quindi ci si affida a ricostruzioni già disponibili», avvertono i ricercatori. «Il problema, però, è che in questo modo si dà la falsa impressione che nell'antichità vi fossero poche forme di vita».
EVOLUZIONE DISTORTA. Il bilancio diventa più controverso quando si esamina il modo in cui è rappresentata la paleontologia. In particolare, uno dei suoi concetti-chiave, l'evoluzione, è quello presentato più spesso in modo distorto. «In alcuni giochi, come Pokémon, l'evoluzione è presentata come una dinamica per salire di livello: le creature evolvono in forme più grandi e potenti man mano che acquisiscono più esperienza. In realtà questa è una metamorfosi, non evoluzione».
Peggio ancora la possibilità (come nel gioco Spore) di acquisire nuovi tratti morfologici attraverso la predazione di altri esseri, «come se l'evoluzione fosse il risultato di una decisione consapevole da parte di un organismo», scrivono gli scienziati. «In realtà i tratti vantaggiosi (forza, resistenza) si acquisiscono in modo casuale, e hanno solo più probabilità (non la certezza) di trasmettersi alla generazione successiva».
In Ancestors: The Humankind Odyssey si descrive l'evoluzione dei primi esseri umani come salti distinti da una specie all'altra invece di mostrare che più specie esistevano contemporaneamente.
«Presentando l'evoluzione come un processo lineare e eccessivamente semplificato, il gioco rafforza anche l'idea obsoleta che gli esseri umani siano il prodotto più alto dell'evoluzione».
CLONAZIONI IMPOSSIBILI. Un'altra distorsione ricorrente è il tema della clonazione e risurrezione di animali estinti tramite il prelievo del loro Dna da fossili antichi, come avviene in Terraria, in cui si resuscita un cucciolo di dinosauro. Su questo si basa anche uno dei capolavori della fiction scientifica, Jurassic Park di Michael Crichton. Ma gli autori della ricerca riportano i giocatori con i piedi per terra: «Attualmente non siamo in grado di estrarre materiale genetico vitale da resti fossili per "resuscitare" animali estinti».
SESSISMO E COLONIALISMO. Errori e stereotipi abbondano persino quando si tratta di descrivere il lavoro del paleontologo. «Molti giochi possono creare l'errata percezione che i fossili siano presenti in tutti i tipi di rocce e che sia necessario un approccio distruttivo (martelli) per estrarli». Altrettanto fuorviante è l'idea che sia possibile appropriarsi di fossili in qualunque luogo, e, peggio ancora, che si possano vendere e comprare liberamente: molti videogiochi si basano proprio sull'accumulare ricchezze grazie alla vendita di reperti antichi.
Anche l'immagine del paleontologo è spesso un cliché: è mostrato come brillante scienziato solitario (spesso con l'aspetto di Charles Darwin o di Indiana Jones), ed è per lo più maschio. Quando sono presenti, le donne sono invece rappresentate in modo più sessualizzato (enfatizzando seno e fianchi) rispetto ai personaggi maschili.