Non esistono tecnologie né metodi che permettano di prevedere i terremoti: è meglio chiarirlo subito e, finché non cambierà qualcosa, tutte le volte che se ne parla. Ci sono però delle novità: l'evoluzione dei sistemi di intelligenza artificiale e la crescente mole di dati disponibili aiutano gli scienziati nella messa a punto di modelli in grado di simulare i movimenti della crosta terrestre con sempre maggior precisione.
Lo studio di questi terremoti digitali permette ai sismologi di cercare eventuali schemi ricorrenti che, in futuro, potrebbero aiutare a riconoscere l'imminenza di un evento sismico, anche con pochi secondi di anticipo - che per molti, trovando un riparo adeguato, possono fare la differenza tra la vita e la morte.
Con uno studio pubblicato su Seismological Research Letters Karianne Bergen (Harvard University), Ting Chen (Los Alamos National Laboratory) e Zefeng Li (CalTech) spiegano come i sistemi di machine learning possano essere utilizzati per identificare in anticipo l'epicentro di un terremoto e per isolare l'attività sismica dagli altri rumori del sottosuolo. A dimostrazione di come l'intelligenza artificiale e le reti neurali vengano impiegate sempre più spesso per cercare le relazioni tra grandi quantità di dati, con l'obiettivo di guadagnare un sia pur breve anticipo su di un evento sismico.
Tutti sismologi. All'Università di Austin, in Texas, è stato messo a punto un modello che descrive i movimenti del sottosuolo in Oklahoma, Kansas e Texas: regioni dove l'aumento del numero di piccoli terremoti è, in ultima istanza, riconducibile alle attività di fracking per lo sfruttamento delle risorse petrolifere.
I sistemi di AI si rivelano fondamentali anche per analizzare e catalogare le migliaia di dati che arrivano ogni giorno da progetti di citizen science, che sono quelli ai quali chiunque può partecipare. Uno dei più noti in ambito geosismico è MyShake, una app per Android, realizzata dall'Università di Berkeley, che trasforma lo smartphone in un sismografo e invia i dati ai ricercatori.