Scienze

Cinque progressi scientifici fondamentali bollati come pseudoscienze

Dalla necessità di interventi chirurgici in sale antisettiche alla teoria della deriva dei continenti: cinque intuizioni scientifiche così visionarie e precoci da essere accolte, inizialmente, con ironia e scetticismo.

La scienza si consolida attraverso esperimenti, tentativi, errori, altri esperimenti, revisioni e successive conferme: possono volerci decenni prima che una teoria brillante, solida e ben supportata si imponga.

Molte delle nozioni scientifiche che oggi consideriamo colonne portanti del sapere hanno seguito questo percorso. Al momento della loro prima formulazione, furono accolte con diffidenza, persino ilarità, salvo poi essere confermate nei decenni seguenti. Qui sotto trovate cinque esempi clamorosi, che riprendiamo da un articolo pubblicato su Science Alert. Ma l'elenco potrebbe continuare.

1. La teoria della deriva dei continenti. Oggi l'idea di un modello dinamico della Terra, in cui i continenti si muovono l'uno rispetto all'altro è universalmente accettata, ma quando Alfred Wegener, geofisico e meteorologo tedesco, per primo la formulò, nel 1912, le sue ipotesi furono bollate come "deliranti".

Esaminando la carta geografica dei due emisferi, Wegener si accorse che i profili delle coste affacciate sull'Atlantico di Africa e Sud America combaciavano. A sostegno di questa intuizione, già avanzata qualche decennio prima dal francese Antonio Snider-Pellegrini, Wegener portò una serie di prove geologiche, paleontologiche e paleoclimatiche.

La Terra, un pianeta instabile e formato da un involucro di placche in movimento.

Osservò, per esempio, che i tipi di rocce e la loro deformazione sulle coste "concordanti" coincidevano, e che alcuni fossili di piante e animali si trovavano su diversi continenti oggi separati da oceani.

Inoltre, zone oggi tropicali risultavano, un tempo, ricoperte di ghiacci: tutte queste osservazioni mal coincidevano con l'ipotesi di ponti continentali ora sommersi, in voga fino a quel tempo, ma erano spiegabili con la frammentazione di antichi supercontinenti e la mobilità delle placche tettoniche.

L'idea fu del tutto rifiutata dalla comunità scientifica di allora, forse perché Wegener non riuscì a trovare nei movimenti dell'interno della Terra il "motore" della deriva, che fu identificato negli anni '60 con lo studio delle dorsali oceaniche. Lo scienziato, morto nel 1930, non visse abbastanza a lungo da vedere il proprio merito riconosciuto.

2. La teoria dell'evoluzione per selezione naturale. L'origine delle specie ad opera della selezione naturale (On the Origin of Species, 1859), l'opera di Charles Darwin, cardine della biologia moderna, fu accolta con entusiasmo da buona parte della comunità scientifica, che vide in essa una risposta organica a molti dati frammentari raccolti fino ad allora da biologi, naturalisti e paleontologi.

Tuttavia, fu fin da subito investita da critiche di natura morale dai creazionisti, che sostenevano un'interpretazione letterale del racconto biblico della Creazione: l'accusa principale mossa a Darwin era quella di aver creato un'ideologia materialistica, dimentica dell'esistenza di Dio e del ruolo centrale affidato all'uomo.

Con il tempo la Chiesa Cattolica ha accettato, seppur molto cautamente, una propria idea di evoluzione, ma le polemiche anti-darwiniste ciclicamente ritrovano qualche fugace momento di gloria (come spieghiamo più diffusamente qui). Oltre all'opposizione vera e propria, il darwinismo è rimasto più volte vittima di distorsioni interpretative - come accadde in seno al Nazismo, con l'eugenetica - e grossolane semplificazioni: qui sotto, i principali luoghi comuni sull'evoluzione, smentiti.

3. L'eliocentrismo. La corretta visione del Sistema Solare - con il Sole, e non la Terra, al centro - fu resa nota al mondo nel 1543 dall'astronomo polacco Niccolò Copernico, nel De Revolutionibus orbium coelestium (Le rivoluzioni dei mondi celesti). Ma era l'anno della morte dello scienziato, e questa coincidenza cronologica, insieme alla prefazione dell'opera, indicata come un semplice e astratto modello matematico, che non aspirava a descrivere la realtà, risparmiarono Copernico dalle critiche di eresia in ambito cattolico (l'astronomo fu però aspramente criticato dai luterani).

Galileo con Vincenzo Viviani, suo discepolo e assistente dal 1639.

Lo stesso trattamento non fu riservato a Galileo Galilei, denunciato al Sant'Uffizio e poi condannato dal Tribunale dell'Inquisizione per la pericolosità di quelle stesse teorie - alle quali la Chiesa guardava con interesse, ma che riteneva non ancora sufficientemente comprovate.

Lo scienziato pisano, malato e costretto all'abiura, finì i suoi giorni in una reclusione forzata ad Arcetri, per aver sostenuto le teorie eliocentriche quando ancora non tutti i dubbi erano stati sciolti - nonché per le conseguenze politiche che il clero intravedeva nel crollo delle idee aristotelico-tolemaiche sulla centralità della Terra e dell'uomo. Già un secolo dopo la morte di Galilei, la pubblicazione delle sue teorie non risultava più vietata dall'Indice del Sant'Uffizio.

4. L'antisettico. Se oggi diamo per scontato che un'operazione chirurgica debba essere eseguita in un ambiente il più possibile libero da germi dobbiamo ringraziare l'inglese Joseph Lister (1827-1912), padre della chirurgia moderna, il primo ad aver intuito il rischio delle contaminazioni delle ferite in ambiente ospedaliero e ad essersi adoperato per ridurlo in modo drastico. L'idea che siamo circondati da microscopici organismi circolava già da tempo, ma nessuno l'aveva collegata al rischio di morte per infezione in seguito a un intervento.

Lister fu il primo a notare che la cancrena, un tipo di necrosi dei tessuti, avveniva più spesso negli ambienti in cui si curavano i pazienti, e a collegare il fenomeno a una sorta di fermentazione dovuta ai batteri dello stesso tipo di quella osservata, in altri contesti, dal chimico francese Louis Pasteur.

La corretta disposizione del personale medico attorno a un tavolo operatorio, secondo Lister: bendaggi, ferite, mani e strumenti devono essere irrorati di spray antisettico. © Wikimedia Commons

Lister decise di sperimentare il fenolo, una sostanza che a metà dell'Ottocento veniva impiegata per disinfettare le fogne, per irrorare le fratture esposte molto diffuse a Glasgow, la città industriale in cui viveva.

Oltre alle ferite prese a disinfettare le garze, il materiale operatorio e in seguito ogni dispositivo e ambiente venisse a contatto con i pazienti.

I suoi contributi, descritti nel 1867 sulla rivista The Lancet, abbassarono drasticamente il rischio di morte per frattura e ascesso, eppure le sue idee furono accolte con scetticismo e ridicolizzate (anche sullo stesso Lancet) dai chirurghi di vecchia guardia, che le consideravano un'inutile perdita di tempo. Lister visse abbastanza a lungo da formare una nuova generazione di chirurghi e vedere confermate dai fatti le sue teorie.

5. Il lancio di razzi. Se il Goddard Space Flight Center della NASA si chiama così è in onore di Robert Goddard (1882-1945), scienziato statunitense padre della missilistica moderna, che per primo pensò si potesse lanciare un razzo nello Spazio o arrivare sulla Luna. Ma erano gli anni Venti del '900, e queste idee erano troppo rivoluzionarie per essere accolte di buon grado.

Goddard progettò il primo motore per razzi nel 1914, con i fondi della Smithsonian Institution, e lanciò il primo razzo a combustibile liquido nel 1926. Nel 1920, un editoriale sul New York Times lo scherniva così: "Questo Professor Goddard, con la sua cattedra al Clark College e l'autorizzazione della Smithsonian Institution, non conosce la relazione tra azione e reazione, e la necessità di avere qualcosa di un po' meglio del vuoto contro il quale reagire [...]. Sembra non avere nemmeno le conoscenze di base delle scuole superiori".

Le teorie di Goddard, attraverso Wernher von Braun, sarebbero state in seguito concretizzate dalla Germania nazista (con i missili balistici militari V2). Il 17 luglio 1969, tre giorni prima dello sbarco sulla Luna, il quotidiano statunitense ritrattò quanto scritto, rammaricandosi dell'errore.

23 febbraio 2019 Elisabetta Intini
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