Scienze

I vincitori del premio Nobel diventano più “pigri”?

Dati alla mano, risulterebbe che il premio Nobel influisca negativamente sulla produttività dei suoi vincitori. Vediamo chi lo sostiene e perché (forse) accade.

Il premio Nobel, si sa, è uno dei traguardi scientifici più prestigiosi (e conosciuti) della nostra epoca: celebra l'eccezionalità delle scoperte dei premiati e diffonde la loro fama ben oltre i confini accademici. Eppure, sembra che ci sia uno strano risvolto della… medaglia: tale onorificenza influisce negativamente sulla produttività dei suoi vincitori. Almeno, è questo quello che emerge da uno studio dell'Università di Stanford (USA) pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science, che ha quantificato l'effetto del Nobel sull'attività di ricerca di coloro che lo ricevono.

Premi a confronto. Per avere un metro di paragone che non fosse solo il noto premio svedese, i ricercatori hanno preso in esame anche i vincitori della MacArthur Fellowship, una prestigiosa borsa di studio conferita a persone che abbiano dimostrato "un'eccezionale creatività", mettendo poi a confronto i due gruppi di premiati per rilevare eventuali differenze. Nel dettaglio, il team ha selezionato un campione di 72 vincitori di Nobel e 119 fellow del MacArthur Institute premiati nell'ultimo secolo ,confrontando il numero di pubblicazioni e citazioni di ciascuno tre anni prima che ricevessero il premio con quelle del periodo successivo al riconoscimento.

(Dis)incentivo? I risultati del confronto hanno mostrato che, in molti casi, i lavori successivi dei vincitori avevano avuto un effetto complessivo uguale o addirittura ridotto nel panorama scientifico. In altri termini, aver raggiunto le massime onorificenze accademiche aveva disincentivato l'attività di ricerca. Nel dettaglio, i vincitori del Nobel pubblicavano circa lo stesso numero di articoli dopo aver ricevuto il premio, ma i loro scritti avevano molte meno citazioni rispetto ai lavori compiuti prima di riceverlo. I fellow del MacArthur, invece, pubblicavano leggermente di più, ma le loro citazioni rimanevano le stesse.

Questione di età (ma non solo). Stando agli autori dello studio, l'età è uno dei fattori che influiscono maggiormente sulla produttività scientifica. Dai dati raccolti, si è infatti scoperto che il calo nel numero delle pubblicazioni e delle citazioni avveniva peri vincitori di entrambi i premi con più di 42 anni, mentre quelli con età pari o inferiore a 41 anni mantenevano un trend positivo. Ma l'età non è il solo elemento in gioco: un altro motivo potrebbe essere la cosiddetta "pivot penalty", una reazione che porta i premiati, una volta raggiunto il culmine della propria carriera, a dedicarsi a ricerche in ambiti diversi da quelli che li hanno portati a eccellere.

Alcuni esperti non coinvolti nello studio, hanno tuttavia evidenziato la difficoltà di valutare la produttività includendo in un unico insieme materie scientifiche differenti, ognuna con particolari standard di pubblicazioni e citazioni. In certi campi, la consuetudine degli scienziati più anziani è per esempio quella di non includersi tra gli autori di una ricerca a cui hanno partecipato per dar modo ai più giovani di emergere.

5 ottobre 2023 Massimo Manzo
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