L’invenzione non è attribuibile a una persona precisa, ma a un’azienda, la Philips. A metà degli anni Sessanta, il servizio ricerca della Philips incominciò infatti a studiare un nuovo tipo di supporto su cui riversare una grande quantità di informazioni sia audio, sia video. Scartato il nastro magnetico (la ricerca di una qualsiasi informazione impone lo scorrimento di tutto il nastro), si puntò sul disco, che può essere letto più facilmente. Si prese così in considerazione la tecnologia del laser. Su una superficie di alluminio vengono incise le informazioni desiderate; un laser illumina l’alluminio e legge le riflessioni della luce. Gli impulsi letti dal laser vengono trasformati e inviati a un teleschermo. Ma il nuovo prodotto non incontrò i favori del pubblico, che preferiva la tradizionale videocassetta perché riutilizzabile. Così, alla fine del decennio si rinunciò alla memorizzazione di dati video e si puntò solo su quelli audio, che occupano meno spazio e richiedono perciò un disco più piccolo. Da questa scelta prese il via il compact disc, o cd audio, che ha questi vantaggi: poiché non c’è puntina che scorre sul disco, la qualità del suono è alta anche con apparecchiature economiche, non ci sono fruscii, la resistenza all’usura è quasi senza limiti.