La citizen science - scienza dei cittadini - è un'attività scientifica "partecipata" che può essere compiuta da chiunque, a prescindere dal proprio curriculum scolastico o accademico. Per portare avanti le loro ricerche, gli studiosi hanno infatti bisogno di una grande quantità di dati e informazioni, che spesso non riescono a raccogliere da soli. Attraverso appositi progetti si rivolgono così alle persone comuni chiedendo la loro collaborazione, come avviene per le campagne di volontariato. Uno degli scopi principali è coinvolgere il grande pubblico nella ricerca.
Le origini della citizen science risalgono al 1900, quando negli Usa la National Audubon Society promosse una campagna per censire le popolazioni di volatili. Dal 14 dicembre al 5 gennaio di ogni anno, gli appassionati di ornitologia si riunivano sotto la guida di un esperto, in gruppi e partecipavano al censimento osservando e classificando le varie specie. La campagna ancora oggi è uno degli eventi più popolari per i birdwatcher.
225 volontari per la Pioggia acida. Nel 1989, l'espressione citizen science apparve per la prima volta sulla MIT Technology Review, sempre per merito della Audubon Society. L'organizzazione volle coinvolgere 225 volontari sparsi in tutto il Paese, al fine di creare una mappa che rilevasse i livelli di pioggia acida. I partecipanti dovevano raccogliere campioni di gocce piovane e inviarli alla Audubon, che li avrebbe poi analizzati e pubblicato i dati.
Con la diffusione di Internet e delle nuove tecnologie digitali, primo fra tutti il sistema Gps, il fenomeno della citizen science ha aumentato a dismisura la sua popolarità. Per prendervi parte di solito basta usare un banalissimo smartphone e seguire le istruzioni dei coordinatori, proprio come fece Focus, in collaborazione con il biologo marino Ferdinando Boero e l'Università del Salento, che lanciò ai suoi lettori la campagna "Occhio alla medusa" per stimare le specie di meduse che circolavano ogni estate nei nostri mari.
Dalle meduse, all'astronomia, alla sismologia. I progetti di citizen science coprono infatti una varietà innumerevole di aree, dall'astronomia alla sismologia, dal monitoraggio dell'inquinamento acustico alla diffusione di malattie infettive. Uno degli esperimenti più curiosi si chiama SETI@home ed è stato avviato nel 1999 dal prestigioso Space Sciences Laboratory dell'Università di Berkeley, in California. Lo scopo? Scovare trasmissioni radio provenienti da intelligenze extraterrestri.
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Di Massimo Manzo, tratto da Focus Domande&Risposte, inserto di Focus 346 (agosto 20201).