Come e quando crescono, le montagne più alte del mondo? Sui banchi di scuola abbiamo imparato che le catene montuose si innalzano in modo estremamente graduale, nell'arco di decine di milioni di anni, per effetto della spinta contrapposta tra placche tettoniche. In realtà, la spiegazione è ben più complessa: nel processo intervengono infatti anche erosione e terremoti, e la crescita dei rilievi non avviene sempre in maniera uniforme.
l'Himalaya respira. Una revisione di 200 studi sull'Himalaya pubblicata su Nature Reviews ha rimesso in ordine i tanti tasselli della costruzione delle montagne: un cantiere sempre aperto che subisce periodiche accelerazioni e altrettanti rallentamenti. Tutti questi movimenti fanno sì che la catena dell'Himalaya si innalzi e si abbassi, come se stesse respirando - un rimando alla natura attiva e in continua trasformazione della crosta terrestre.
Un team internazionale di scienziati coordinati da Luca Dal Zilio, geofisico italiano del Laboratorio di Sismologia del California Institute of Technology (Caltech), ha collegato per la prima volta i processi tettonici a lungo termine, che causano lente deformazioni nel corso di milioni di anni, al ciclo di terremoti in Himalaya che si consumano nell'arco di anni o di secoli. «Confrontando i dati geologici, geofisici e geodetici con l'aiuto di modelli numerici di ultima generazione abbiamo scoperto che la catena himalayana è soggetta a continui eventi che provocano il suo innalzamento e abbassamento, come un processo di "respirazione"», spiega Dal Zilio a Focus.it.
Analizzando i dati raccolti dal 2015, anno del terremoto di magnitudo 7,8 a Gorkha, in Nepal, al 2021, il team ha confermato che il Monte Everest si è abbassato di circa un metro durante il sisma - un dato già emerso da rilevazioni radar e satellitari. «Ma parte di quel cedimento è stato rapidamente recuperato nelle settimane successive», afferma Dal Zilio, riferendosi al fatto che la montagna, nei mesi di assestamento dopo il terremoto, ha riacquistato il 60% dell'altezza perduta.
in centimetri. Alla lunga, comunque, i rilievi dell'Himalaya sono destinati a guadagnare centimetri: «Gli eventi in aumento, che si verificano in migliaia di anni, sono maggiori dei rapidi eventi di subsidenza durante i terremoti (che si verificano in pochi secondi) e questo processo porta alla crescita della catena himalayana nel lungo periodo. Quando pensiamo al concetto di montagne, dobbiamo davvero ragionare su entità in cambiamento dinamico, con cambiamenti che avvengono su diverse scale temporali».


Per capire quanto ciascuno dei processi geologici contribuisca alla crescita delle montagne, gli scienziati hanno raccolto dati dalle osservazioni dell'Himalaya compiute negli ultimi decenni, come gli studi sullo spessore della crosta terrestre in diverse località o sulla geometria della gigantesca faglia himalayana, una frattura lunga 2.000 km alla base dei rilievi.
Rilasciato a metà. Con questi dati hanno simulato i cicli dei terremoti, oltre ai sismi veri e propri anche i periodi in cui si accumula lo stress elastico lungo la faglia prima di essere rilasciato. Si sono così accorti, in modo collaterale, che il terremoto del 2015 ha rilasciato soltanto la metà dello stress accumulato lungo la faglia, e che avrebbe potuto essere molto più intenso. Una scoperta importante per le strategie di prevenzione futura.