La Germania “doterà” tutti i suoi cittadini, a partire dal prossimo novembre, di documenti d’identità con all’interno chip Rfid. Un gruppo di hacker ha apertamente dimostrato in una trasmissione televisiva come sia semplice “rubare” le informazioni personali. Non è di certo un bel debutto per le ID card teutoniche.
“Gli hacker di Chaos Computer Club hanno violato in diretta TV i dati personali presenti sulle ID card”
Rivoluzione elettronica - Gli Rfid (Radio Frequency IDentification) sono dei microchip usati che servono per identificare cose e oggetti inviando un segnale radio a degli appositi scanner. Inserite nei documenti elettronici semplificano molte operazioni, a partire dai controlli della Polizia, ma anche tutte le attività burocratiche come le registrazioni, il check dei passaporti e le verifiche alle dogane. Una vera rivoluzione, insomma, che porterà nel giro di 10 anni a rilasciare ben 60 milioni di ID card con tecnologia a radiofrequenza.
Hacker in TV – Le nuove carte, inoltre, permetteranno ai cittadini anche di creare degli speciali account su Internet per accedere più facilmente ai dati ed effettuare in tutta sicurezza acquisti online e dialogare con la Pubblica Amministrazione. Ecco, il problema è proprio la parola “sicurezza”. L’associazione di hacker Chaos Computer Club ha infatti dimostrato come sia relativamente semplice violare le informazioni più riservate, come le impronte digitali e il Pin di sei cifre che funge da firma digitale, usando uno degli scanner in dotazione con questi nuovi documenti d’identità. E l’ha fatto direttamente dalla televisione tedesca.
Tutto sotto controllo - L’Ufficio federale per la sicurezza delle informazioni (Bsi), nella persona del Ministro degli Interni Thomas de Maizière, non sembra particolarmente preoccupato dal “furto” di informazioni personali in diretta, e dice che “la presenza di un chip e del relativo pin a sei cifre rappresenta un significativo miglioramento rispetta all’attuale uso di nome utente e password.” Il Governo di Berlino ha già speso fior di milioni per gli Rfid, prodotti dall’olandese Nxp, e per i relativi scanner.