Scienze

Bomba all'idrogeno: che cos'è e come funziona

Che differenza c'è tra la bomba H, che la Corea del Nord dice di avere, e la bomba atomica? Perché è così pericolosa e quali danni può creare?

Il 3 settembre 2017 la Corea del Nord ha dichiarato di aver testato con successo un ordigno termonucleare, una bomba all'idrogeno che avrebbe provocato un sisma di magnitudo 6.3.

Che cos'è una bomba all'idrogeno? E perché, se confermato, questo test sarebbe particolarmente inquietante?

Ancora più distruttiva. La bomba all'idrogeno o bomba H è l'ordigno nucleare più devastante mai creato dall'uomo. In termini militari, è considerata un'evoluzione della bomba atomica "semplice", e funziona con una reazione a fusione termonucleare non molto diversa da quella che avviene all'interno del Sole.

Quest'arma è molto più potente delle bombe atomiche che cancellarono Hiroshima e Nagasaki.

Differenza. Una "tradizionale" bomba atomica a fissione nucleare si basa sul processo di divisione a catena del nucleo atomico di un materiale fissile (come l'uranio 235, o il plutonio 239), che avviene in modo incontrollato e rilascia una grande quantità di energia.

Una fase ulteriore. Nella bomba H viene aggiunto uno stadio in più: la fissione nucleare viene usata per creare una prima esplosione e innescare le reazioni di fusione nucleare (ancora più violente) che generano temperature e pressioni capaci di trasformare l'idrogeno contenuto in un serbatoio all'interno della bomba in elio, in modo analogo a quanto avviene per il Sole. Ecco perché la bomba H è spesso definita bomba atomica "a due stadi".

Confronto. Sono proprio le due fasi dell'esplosione a renderla più pericolosa ancora di un'atomica a fissione: se un ordigno nucleare tradizionale ha una potenza esplosiva di 15-20 kilotoni, la bomba H sperimentata il 1° novembre 1952 dagli Usa sull'isola di Elugelab, nel Pacifico (nel cosiddetto "Mike Test"), sprigionò una potenza di 11 megaton, 800 volte la bomba di Hiroshima, e un'onda di calore che raggiunse il raggio di 56 km. In pratica, l'elemento più distruttivo e pericoloso nel caso di una bomba all'idrogeno è l'esplosione, e non la radiazione.

Non per tutti. Se la tecnologia per realizzare una bomba termonucleare è piuttosto conosciuta - USA, Unione Sovietica e Gran Bretagna ne svilupparono negli anni '60 - un po' meno scontato e più complessi sono l'aspetto ingegneristico e il reperimento dell'idrogeno necessario.

La storia della bomba H. Negli anni '50. lo sviluppo della atomica da parte dei sovietici diede il destro ai “falchi” americani per promuovere un’arma nucleare ancora più distruttiva: la bomba all’idrogeno, o bomba H.

Suo accanito sostenitore era il fisico di origini ungheresi Edward Teller, che non si fece scrupoli a ordire un complotto contro Robert Oppenheimer, il padre dell’atomica americana. Quest’ultimo, infatti, riteneva che la bomba atomica fosse già un deterrente sufficiente a scoraggiare qualsiasi attacco contro gli Usa.

Ma i vertici militari e politici di Washington ormai avevano deciso di toglierlo di mezz0.

Così il nuovo progetto fu affidato a un trio composto da due fisici americani, Richard Garwin ed Edward Teller, e un matematico polacco, Stanislaw Ulam. «Se non ci avessimo lavorato noi» dirà poi Garwin «l’avrebbero fatto gli scienziati militari. E tutto sarebbe finito in mano all’esercito, senza più alcuna possibilità di controllo esterno».

Isola distrutta. Il 1° novembre 1952 gli Usa effettuarono il “Mike test” che vaporizzò completamente Elugelab, un’isola del Pacifico. L’anno dopo toccò ai russi. Più che armi erano infatti strumenti di sterminio: se l’atomica di Hiroshima aveva distrutto una città e ucciso 200 mila persone, una bomba H da 11 megaton può cancellare una metropoli con 20 milioni di abitanti.

Sakharov, il papà della bomba H sovietica. C'è una storia nella storia della bomba a idrogeno e riguarda uno scienziato pentito, Andrej Sakharov (1921-1989). A soli 27 anni era già ad Arzamas-16, città segreta in cui i sovietici costruivano i loro arsenali nucleari. Fu lui il padre della bomba H sovietica, che sviluppò per difendere la patria. Nel 1961, però, cambiò idea. Prima progettò un test in atmosfera con una bomba da 100 megaton, poi si rese conto che tale test avrebbe provocato una devastante contaminazione radioattiva e dimezzò la potenza della bomba. Infine si batté in difesa dei diritti umani e divenne dissidente: fu arrestato, confinato a Gorkij, guardato a vista dal Kgb. Vinse il Nobel per la Pace nel ’75, ma non poté ritirarlo. Tornò libero nell’86 grazie a Gorbaciov.

3 settembre 2017 Elisabetta Intini
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