Una missione scientifica guidata da Carlo Barbante (Università Ca' Foscari, Venezia) si prefigge di ritornare indietro nel tempo di un milione e cinquecentomila anni per studiare come si è evoluto il clima durante questo lungo periodo della storia della Terra. Un viaggio nel tempo possibile perforando la calotta di ghiaccio dell'Antartide, che in alcuni punti raggiunge i 3.000 metri di spessore, per estrarre "carote" che gli scienziati del clima studieranno.
Il libro del ghiaccio. Nei ghiacci sono conservate minuscole "gocce" di aria che risalgono a periodi via via sempre più lontani da noi quanto più si va in profondità. Quell'aria contiene informazioni importanti sulle caratteristiche dell'atmosfera e del clima di quel momento della storia della Terra in cui è stata inglobata nel ghiaccio.
Per esempio, è possibile stabilire con grande precisione la quantità di anidride carbonica in atmosfera nelle varie epoche, e ciò permette anche di risalire alla temperatura terrestre e ad altri parametri. Gli scienziati sono in grado di determinare l'età di ciascun livello dei ghiacci perforati, correlando esattamente il tempo storico col suo clima: leggono gli strati di ghiaccio come fossero fogli datati di un diario del clima del passato.
Giù fino a 2.750 metri. In Antartide vi sono i ghiacciai più spessi, e perciò più antichi della Terra: i carotaggi sono comuni, ma fino ad oggi questo tipo di ricerca ha permesso di tornare indietro del tempo di circa 800.000 anni - nello specifico, con il programma europeo EPICA (European Project for Ice Coring in Antarctica), che ha rivelato 8 cicli glaciali.
Con Beyond EPICA, estensione del programma EPICA, si perforerà nella stessa area (Little Dime C) arrivando quasi a raddoppiare il percorso a ritroso nel tempo, e uno degli obiettivi non secondari della missione è la ricerca di riscontri su quanto si è ipotizzato con l'analisi di sedimenti risalenti a oltre il milione di anni, ossia che i cicli climatici, prima di un milione di anni fa, oscillavano a ritmi di 40.000 anni. Il nuovo progetto, finanziato dalla Commissione europea con circa 11 milioni di euro, prenderà il via nel giugno del 2019, ma solo dall'anno prossimo si alterneranno regolarmente sul campo i 12 gruppi di scienziati dei 10 Paesi europei partecipanti. Ci vorranno circa quattro anni per completare il progetto e sarà la stazione franco-italiana Concordia, a 40 chilometri a nord-est del sito di perforazione, a fornire il supporto logistico e medico per l'intero periodo.
In un'area non troppo distante da quella scelta per il progetto europeo, un team australiano si prepara a condurre una operazione analoga, ma «non è una competizione», afferma Tas van Ommen, a capo della missione australiana, «al contrario: i due progetti serviranno anche alla verifica dei reciproci risultati».