Sulle foglie di mangrovie in decomposizione di una palude delle Antille Francesi è stato scoperto un batterio che si vede persino senza microscopio e - salvo casi di presbiopia accentuata - pure senza occhiali. Il "microrganismo" appena descritto ha cellule a forma di filamento di 2 cm ciascuna, 5.000 volte più grandi delle misure standard per i batteri e decine di volte più lunghe di quelle dei moscerini della frutta (le creature elette a "modello di laboratorio" e che di solito si infettano con i batteri a scopo di ricerca).
Ma il batterio descritto su un articolo in prepubblicazione su bioRxiv non stupisce soltanto in dimensioni. Anche la sua organizzazione cellulare è peculiare, perché ricorda quella di creature estranee al suo regno.
Fuori dagli schemi. Il gigante, per il quale è stato proposto il nome di Thiomargarita magnifica, ha un lunghissimo codice genetico che non fluttua liberamente all'interno della cellula, come avviene di solito per i batteri, ma che si trova invece incapsulato in una membrana, come è tipico delle cellule degli esseri viventi più complessi (uomo compreso).
I batteri sono organismi unicellulari privi di un nucleo distinto: sono classificati come procarioti, forme semplici di viventi aventi il materiale genetico disperso nella cellula e privi di organuli per distinguere le varie funzioni cellulari. Al contrario, gli eucarioti prevedono un nucleo cellulare in cui impacchettare il DNA e organelli o vescicole per organizzare le funzioni cellulari e scambiare molecole.


Anello mancante? Il nuovo microrganismo sembra trovarsi a metà della linea di demarcazione tra questi due domini tassonomici e fa sembrare la loro distinzione superata. La sua cellula include infatti due compartimenti a forma di sacca paragonabili ad organelli cellulari: uno che contiene, appunto, il DNA e i ribosomi (organuli che fabbricano proteine), un altro pieno d'acqua. Il codice genetico del batterio - con 11 milioni di basi e 11.000 geni chiaramente distinguibili - è quasi tre volte più lungo di quello dei suoi simili, che in media hanno DNA con 4 milioni di basi e 3.900 geni.
La presenza della membrana piena d'acqua, che occupa il 73% del volume cellulare, potrebbe invece spiegare le dimensioni extralarge del batterio. Un altro batterio gigante scoperto 20 anni fa in Namibia è così grande proprio perché un'ingombrante vescicola piena d'acqua schiaccia le sue componenti cellulari sul bordo della parete cellulare.
Una sola, lunghissima cellula. Anche i cianobatteri (le alghe blu-verdi fotosintetiche) formano lunghi filamenti come quelli del T. magnifica: la differenza è che quei fili sono composti da più cellule.
In questo caso, ogni prolungamento osservabile è formato da una cellula soltanto - un fatto che Jean-Marie Volland, biologa marina dell'Università delle Antille Francesi, ha scoperto solo ora, analizzando il batterio con diverse tecniche di microscopia, dopo 10 anni che se ne conosce l'esistenza. Secondo Volland, se il T. magnifica non fosse continuamente spezzato dal vento o dalle onde, potrebbe raggiungere lunghezze anche superiori.