Una popolazione di organismi viventi ha messo in scena, sotto i vetrini di un laboratorio, l'eterno conflitto che anima anche le nostre vite: meglio optare per un beneficio immediato e sicuro, o rinunciarvi per il bene comune? I batteri del suolo del gruppo Paenibacillus, lasciati liberi di scegliere, fanno un po' come noi: scelgono il tutto-e-subito, e finiscono per avvelenare il loro stesso habitat.
Un gruppo di scienziati del Massachusetts Institute of Technology ha scoperto che, quando si somministra a questi microbi un mix di glucosio e altri nutrienti, e li si lascia crescere in libertà, la popolazione finisce per inquinare il mezzo (l'habitat) in cui si trova in modo così rapido e massiccio, che si estingue completamente: un suicidio ecologico che nel giro di 24 ore non lascia più alcuna cellula viva.

Autodistruzione. Il problema, come si legge nell'articolo pubblicato su Nature Ecology and Evolution, non è l'esaurimento di risorse - il cibo rimane, e in abbondanza - ma l'abbondanza di sottoprodotti acidi emessi dai batteri "a pancia piena". Queste sostanze abbassano drammaticamente il pH del mezzo di coltura, finché si trasforma in un ambiente invivibile.
Mal comune... E non sono solo i Paenibacillus a essere particolarmente ottusi. Un quarto dei batteri del suolo studiati dai ricercatori, a parità di condizioni, farebbe la stessa fine. Il fatto che in natura ciò di solito non si verifichi, perché qualche variabile frena questa spirale di morte, è legato al fatto che il suolo è un elemento incredibilmente complesso, in cui un'enorme quantità di specie viventi compete per le risorse, contribuendo a una sorta di equilibrio: per esempio, per tornare al pH, alcune popolazioni lo acidificano, altre lo rendono basico.
Caduta libera. L'esperimento scalfisce quella sorta di legge non scritta in base alla quale, prima che un'intera popolazione sia spazzata via, deve intervenire un qualche fenomeno inibitorio (anche soltanto la quiescenza, la sospensione dei processi vitali, di parte dei batteri, che così si salverebbero). L'estinzione potrebbe invece essere più inevitabile di quanto si creda e una volta messe in moto le circostanze che la favoriscono, gli stessi attori potrebbero non essere più in grado di arrestare il processo.
Come spiega un articolo di commento sul New York Times, il lavoro illustra l'eterno contrasto, in ogni strato del mondo naturale, tra cooperazione ed egoismo, gruppo e individuo: a tutti i livelli, i viventi si adoperano per azioni che possono portare a un vantaggio immediato, ma che potrebbero rivelarsi distruttive per il bene futuro della loro società, e mettere a rischio la loro stessa sopravvivenza.
Noi figli (e genitori) dell'Antropocene dovremmo saperlo molto bene.