Di fronte a una bella ragazza che passa. Per chiamare la palla durante una partita di calcio. Per mostrare disapprovazione o criticare un'artista. O per fermare una macchina che passa col rosso. Anche il fischio può diventare un mezzo di comunicazione, sebbene limitato.
Non è così a La Gomena, una delle isole Canarie, dove si parla una lingua, il silbo gomero, costituita da 4 consonanti, altrettante vocali e più di 400 vocaboli articolati esclusivamente con… fischi.
Ascolta un paio di discorsi in silbo gomero.
Giovanni. Traduzione: "Giovanni ha munto le capre".
Domingo. Traduzione: "Domingo è malato".
Lo utilizzano i pastori che abitano nell'isola per parlarsi a grande distanza: per intensificare il fischio, introducono due o tre dita in bocca o si servono delle mani come megafono. E con regole grammaticali e fonetiche sviluppano veri e propri discorsi, a differenza nostra che al massimo riusciamo ad associare al fischio - generico - un solo concetto.
La singolarità del silbo ha attirato l'attenzione di alcuni ricercatori che hanno studiato il cervello dei pastori "fischiatori". Hanno così scoperto che il modo con cui il cervello organizza e riconosce questi sibili è molto simile a quello utilizzato per comprendere altre lingue. Quantomeno dal punto di vista "cerebrale", si tratta di una lingua a tutti gli effetti.
Attenti a non prendere fischi per fiaschi. In particolare le stesse aree cerebrali, quelle relative all'interpretazione del linguaggio, vengono attivate.
Per scoprire questo, i ricercatori guidati da Manuel Carreiras, psicologo dell'Università di La Laguna, hanno reclutato cinque abili silbadori e cinque spagnoli incapaci di comprendere il linguaggio di fischi e li hanno sottoposti ad alcuni compiti di riconoscimento di frasi in casigliano e silbo gomero. Il tutto mentre i loro cervelli venivano esaminati con la risonanza magnetica funzionale, in grado di "vedere" quali zone dell'encefalo si attivano e con quale sequenza. Nel caso dei silbadatori si è registrata una maggiore attività cerebrale nel lobo temporale sinistro, una regione di solito associata al linguaggio parlato, sia mentre ascoltavano lo spagnolo normale sia nel caso del silbo.
La scoperta dimostrerebbe la versatilità dei centri del linguaggio del nostro cervello. Inoltre i ricercatori hanno evidenziato che altre regioni del lobo frontale del cervello si attivano al riconoscimento dei fischi. In alcuni casi sarebbero le stesse zone attivate nelle persone sorde in risposta al linguaggio dei segni.
Non me ne infischio. L'originale studio giunge in un momento in cui il silbo rischia però di scomparire. Viene utilizzato soltanto da pochi pastori, sebbene da qualche anno venga insegnato anche nelle scuole dell'isola per mantenere viva la tradizione.
Pur essendo un surrogato dello spagnolo non è infatti una vera lingua: «I bambini non nascono fischiandolo» spiega David Corina, uno dei coautori dello studio. Anche l'origine della lingua è altrettanto affascinante: sarebbe stata portata da alcune tribù berbere del Nord Africa. Ma non si tratta dell'unico linguaggio dei fischi del mondo. Esempi simili, sebbene meno articolati, sono stati trovati in alcune zone della Grecia, Turchia, Cina e Messico.