Scienze

I bambini che ancora non parlano puniscono con lo sguardo

I bambini in età preverbale sono già in grado di giudicare comportamenti e azioni immorali. E dato che non parlano ancora, hanno il loro modo per dimostarlo.

I bambini in età preverbale sarebbero in grado di riconoscere azioni immorali per punire chi le compie: questo potrebbe dimostrare che la moralità, negli essere umani, non dipende solo dal contesto sociale e culturale, ma è innata. Ma come fare per dimostrarlo se, appunto, i bambini piccoli ancora non sono in grado di parlare per comunicare? Monitorando il loro sguardo. Secondo uno studio pubblicato su Nature Human Behaviour, nel momento in cui un bambino piccolo vede qualcuno fare qualcosa che disapprova, usa infatti proprio il suo sguardo per individuarlo e, forse, anche per punirlo.

Per l'esperimento, i ricercatori hanno indagato sull'aggressività fisica mostrando episodi di percosse, anche perché, in passato, altre ricerche hanno dimostrato che i bambini in tenera età possono distinguere la vittima dall'aggressore, mostrando avversione per quest'ultimo.

I buoni e i cattivi. Ai bambini, quindi, è stato mostrato un video con due personaggi dove uno picchiava l'altro. Tramite un sistema di tracciamento del loro sguardo, i piccoli potevano controllare le azioni dei due: se osservavano un personaggio per un periodo di tempo stabilito, questo finiva per scomparire dal video. Alla fine dell'esperimento - che è stato ripetuto con delle varianti -  è risultato che i bambini avevano eliminato un numero molto più rilevante di aggressori che di vittime, appunto osservandoli a lungo.

Conclude lo psicologo Yasuhiro Kanakogi dell'Università di Osaka in Giappone: «Il nostro studio suggerisce che i bambini preverbali hanno scelto di punire l'aggressore seguendolo con lo sguardo. E dato che questo comportamento è presente nei più piccoli, è probabile che gli esseri umani abbiano acquisito un comportamento morale durante il corso dell'evoluzione. In particolare, la punizione del comportamento antisociale potrebbe essersi evoluta come un elemento importante della cooperazione umana».

21 giugno 2022 Fabrizia Sacchetti
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