Scienze

Attenti ai Campi Flegrei, se eruttassero come 40.000 anni fa...

Il Vesuvio fa paura, tanta paura. Se dovesse risvegliarsi potrebbe causare la morte di centinaia di migliaia di persone e danni che metterebbero in ginocchio...

Il Vesuvio fa paura, tanta paura. Se dovesse risvegliarsi potrebbe causare la morte di centinaia di migliaia di persone e danni che metterebbero in ginocchio l'Italia. Ma la sua eruzione è nulla rispetto a quella che potrebbe originare il vulcano che sta sotto i Campi Flegrei, se mai si risvegliasse come fece 40.000 anni fa.
Una recente ricerca, infatti, pubblicata sulla rivista scientifica internazionale Geophysical Research Letters (GRL), ha messo in luce che la super-eruzione della caldera dei Campi Flegrei avvenuta circa 40.000 anni fa, fu così violenta da aver giocato un ruolo importante nei processi demografici delle popolazioni paleolitiche delle regioni centrali e orientali del Mediterraneo, che potevano comprendere sia i Neanderthal che i primi sapiens moderni da poco arrivati dal continente africano.
 
La spaventosa eruzione. Queste regioni sono state coperte da ceneri vulcaniche che nell'insieme sono note come "Ignimbrite Campana". La ricerca, che si è basata su modelli matematici sostiene che questa eruzione potrebbe essere stata ancora più grande di quanto stimato in precedenza.

La struttura dei Campi Flegrei. Utilizzando misurazioni dello spessore di cenere raccolta in 115 luoghi diversi e un modello tridimensionale della dispersione delle ceneri, gli autori hanno stimato che la super-eruzione avrebbe disperso 250-300 km3 di cenere su una regione ampia 3,7 milioni di km2, che rappresenta da 2 a 3 volte il volume di cenere precedentemente stimato. Si tenga conto che il Tambora che esplose nel 1815, la cui eruzione raffreddò il pianeta al punto che il 1816 venne chiamato l'anno senza estate eruttò 100 km3 di materiali. Il Vesuvio, nella famosa eruzione del 79 dopo Cristo, non eruttò più di 10 km3 di materiale. I valori aggiornati per i Campi Flegrei derivano da un nuovo modello che tiene conto della distribuzione dei venti durante l'eruzione.
 
La temperatura del pianeta diminuì di 2 °C. Tradizionalmente, i modelli assumono un vento costante per tutta la durata di un'eruzione, tuttavia, gli autori hanno considerato tutti i venti misurati negli ultimi 15 anni, utilizzando la distribuzione dei venti recente che meglio si adatta ai depositi di ceneri misurate. Sulla base delle loro stime aggiornate, gli autori hanno calcolato che sarebbero stati distribuiti in atmosfera fino a 450 milioni di chilogrammi di anidride solforosa, riducendo la temperatura di circa 1-2 °C per 2-3 anni. Inoltre le emissioni di anidride solforosa e cloruro di zolfo avrebbero innescato piogge acide e la cenere carica di fluoro sarebbe entrata nel ciclo vegetale inducendo effetti potenzialmente associati alla fluorosi, con danni a occhi, denti e organi interni, negli animali e nell'uomo. Solo un commento: per fortuna oggi la grande caldera non dà segni di una prossima eruzione. [
La ricerca è firmata dai ricercatori Antonio Costa, Roberto Isaia e Giovanni Macedonio dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Napoli, Biagio Giaccio dell'Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria del CNR di Roma, Arnau Folch del Barcelona Supercomputing Center (SP) e Victoria Smith dell'Università di Oxford (UK)
6 luglio 2012 Luigi Bignami
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