Una battuta di caccia finita tragicamente è rimasta impressa a perenne memoria in un fossile: il reperto, che risale a un periodo compreso tra 190 e 199 milioni di anni fa, mostra il più antico attacco di una creatura simile a un calamaro mai documentato. La roccia era stata recuperata nel corso del 19esimo secolo dalla Costa Giurassica dell'Inghilterra meridionale, un tratto di litorale che conserva strati geologici e fossili di Triassico, Giurassico e Cretaceo (250-65 milioni di anni fa). Ora, un gruppo guidato paleontologi dell'Università di Plymouth l'ha rianalizzata, in un articolo da poco accettato per la pubblicazione su Proceedings of the Geologists' Association.
Troppa foga. Il fossile testimonia il brutale attacco da parte di una creatura identificata come un Clarkeiteuthis montefiorei (una specie di calamaro) a un animale simile a un'aringa (Dorsetichthys bechei): un approccio così violento da lasciare il piccolo pesce con la testa fracassata e uccidere allo stesso tempo anche il predatore - morto mentre aveva ancora i tentacoli avvolti attorno alla preda.
La stessa fine. Secondo i ricercatori, il calamaro avrebbe calcolato male la capienza della sua bocca e finendo così ucciso dalla sua stessa preda, rimastra incastrata tra le fauci: incapace di reagire si sarebbe depositato sul fondale, rimanendo invischiato tra i sedimenti. Un'altra ipotesi è che il calamaro abbia trascinato sul fondale il suo bottino per evitare di cadere tra le grinfie di un animale più grande: finì tuttavia per arenarsi in uno strato povero di ossigeno, dove morì insieme alla preda.