È un periodo “nero” per Apple. Prima i problemi di ricezione dell'iPhone 4, a cui sono seguite le prime denunce per negligenza e difetto di progettazione che potrebbero portare a cause legali e class action. Adesso iTunes che finisce nel mirino degli hacker che hanno addebitato le loro “spese” sulla carta di credito di alcuni malcapitati.
“I pirati hanno usati le carte di credito rubate per comprare libri vietnamiti”
E-book vietnamiti - Mentre gli Stati Uniti festeggiavano la festa del Ringraziamento, gli hacker attaccavano l'iTunes. Ieri, a un certo punto, 40 delle 50 applicazioni più vendute nella categoria "libri" dell'App Store erano realizzate dallo stesso publisher: un tal Thuat Nguyen. Se n'è accorto Alex Brie, un blogger americano, se ha subito segnalato l'anomalia a Apple. Le allarmanti segnalazioni da parte degli utenti non si sono fatte attendere. In pratica degli hacker, che in questi casi diventano dei “cracker”, hanno usato account iTunes di alcuni malcapitati, con relativa carta di credito, per comprare in massa gli e-book di questo sconosciuto autore facendogli scalate la classifica.
Solo USA e UK(per ora…) - Apple sta indagando ma non ha ancora fornito una propria versione ufficiale dei fatti di quella che ormai sembra a tutti gli effetti una truffa telematica. Gli utenti attaccati, almeno secondo le prime segnalazioni, sono tutti americani, anche se con il passare delle ore si sono aggiunti alla lista anche degli inglesi.
Che fare? - Non sembra che l'attacco ad iTunes abbia coinvolto utenti italiani. È consigliabile però fare un controllo, cambiare la password dell'account e rimuovere momentaneamente i dati relativi alla carta di credito.
Anche YouTube - È stato un weekend molto attivo per gli hacker perché anche YouTube di Google è stato preso di mira. Alcuni video infatti, quelli del giovane cantante Justin Bieber, sono stati usati per reindirizzare gli utenti su siti per adulti, oppure per visualizzare messaggi, foto o altri video. Google assicura che la situazione è adesso sotto controllo e che la “vulnerabilità” del sito non ha compromesso l'account dei visitatori che si sono trovati sulla pagine a luce rossa.