La tecnologia offre agli artisti strumenti nuovi con i quali esprimere idee e forme artistiche che fino a pochi anni fa erano impensabili. Jonty Hurwitz, sudafricano trapiantato in Inghilterra, è un ingegnere con una vena artistica molto spiccata. Partendo dalle sue conoscenze tecnologiche ha voluto dare vita a sculture mai viste prima. Anzi, a sculture che a occhio nudo non si potevano proprio vedere, e che poi - per un caso accidentale - sono effettivamente scomparse per sempre.
L'idea di partenza di Hurwitz è stata quella di nanosculture che si possono ammirare solo attraverso i microscopi elettronici a scansione, ossia strumenti usati per ricerche a scala molecolare e atomica.
Nella cruna di un ago. La prima a nascere è stata Trust, nanoscultura di figura femminile (è la fotografia in alto) che al momento sembra sia la più piccola figura umana mai realizzata in forma d'arte. Misura 80 x 100 x 20 micrometri (1 µm equivale a 1 millesimo di millimetro). Sono dimensioni così piccole che sfuggono dai parametri della nostra vita quotidiana: per farsene un'idea, la figura può essere paragonata con la cruna di un ago, come si vede qui sotto.

Dalla modella alla scultura. Per realizzare questo e gli altri suoi nano-lavori Hurwitz ha impiegato circa 10 mesi per via della complessità dell'obiettivo. Alcuni modelli sono stati fotografati in particolari set attrezzati con 250 macchine fotografiche, in un laboratorio del Sussex.


Una volta ottenuti i più piccoli particolari dei modelli è iniziata una serie di operazioni attraverso una nuova tecnica di stampa 3D, nota come multiphoton lithography, dove viene usata una resina polimerica indurita con luce infrarossa. Il lavoro vero e proprio di modellamento della scultura viene realizzato da un computer che, procedendo molto lentamente, opera come se stesse plasmando l’argilla. Il tutto è stato realizzato presso il Karlsruhe Institute of Technology's Institute of Nanotech (Germania).

Distrutte a prima vista. Dopo mesi di lavoro Hurwitz arrivò ad avere sette sculture, che dispose su uno specchio per essere acquisite in un microscopio elettronico, così da poter essere poi osservate sullo schermo di un computer. Dopo pochi minuti, la tragedia: un errore da parte del tecnico che controllava il macchinario ha provocato la completa distruzione delle sculture.

Dalla tragedia alla storia. Per Hurwitz è stato uno shock: in una frazione di secondo sette tra i suoi preziosi lavori sono andati distrutti. La rabbia è però durata poco: «Improvvisamente - ha detto lo scultore - mi sono reso conto che quelle nano sculture avevano dato vita a una storia: è il desiderio, tutto umano, di voler creare qualcosa di unico.
È una storia tragica, ma non priva di ironia: un oggetto fisico invisibile all’occhio umano è scomparso per sempre, per lasciare posto a una storia indelebile».

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