Il disastro nell’Oceano Indiano del 2004 è ancora nella memoria di tutti. Se solo le popolazioni fossero state avvertite per tempo dell’arrivo di quella distruttiva onda anomala non ci sarebbero state così tante vittime. Un team di ricercatori francesi è convinto che la soluzione per individuare la formazione degli tsunami sia nell’uso dei satelliti.
“Il sistema GPS sarebbe in grado di rivelare onde gravitazionali “anomale””
Maremoto mortale – Il termine giapponese tsunami è ormai entrato nell’uso corrente della lingua italiana come sinonimo di maremoto dopo la catastrofe che si è abbattuta nell’Oceano Indiano nel Natale del 2004. Uno tsunami è un’onda anomala - originata da terremoti (anche sottomarini), attività vulcaniche, frane o impatti di meteoriti nel mare – che si abbatte violentemente sulle coste portando morte e distruzione. Vista l’origine acquatica del fenomeno, lo spazio sembrerebbe l’ultimo posto dove piazzare strumenti per rilevare queste onde potenzialmente devastanti. Invece pare che un team di ricercatori francesi dell’Istituto di Geofisica di Parigi (IPGP) riesca a prevedere queste catastrofi usando il sistema di posizionamento globale (GPS) dei satelliti già in orbita.
Gps puntati sugli oceani – Secondo Lucie Rolland, dell’Istituto parigino, gli tsunami produrrebbero delle onde gravitazionali interne all'atmosfera che spingono elettroni e particelle cariche a muoversi in base a un modello diverso dai soliti schermi e che i satelliti GPS sarebbero in grado di rilevare. Il team francese ha studiato molto attentamente lo tsunami del 2004, generato da un terremoto di magnitudo 8,2 al largo del Perù, e quello cileno del mese di febbraio. In entrambi i casi i satelliti registrarono delle onde gravitazionali “anomale” nella ionosfera dopo appena un paio di ore dalla formazione degli tsunami. Drizzare le antenne Gps dei satelliti sull’Oceano Pacifico sarebbe quindi una valida soluzione per prevedere gli tsunami e avvertire per tempo le popolazioni a rischio.