Scienze

Antartide: filmate le basi di un ghiacciaio instabile

Un robot subacqueo ha filmato la linea di galleggiamento del ghiacciaio Thwaites, tra i più pericolosi per l'innalzamento del livello del mare.

Per la prima volta possiamo osservare in modo diretto il punto di maggiore fragilità di un ghiacciaio: e non di uno qualunque, ma del ghiacciaio Thwaites, che gli scienziati decrivono come il "ventre molle" della calotta glaciale antartica, per via della sua vulnerabilità. Una collaborazione internazionale di ricercatori ha per la prima volta filmato le fondamenta sottomarine di questa massa di ghiaccio, l'area che più di tutte può fornire indicazioni sulla sua stabilità.

Punto di non ritorno. Già oggi il ghiacciaio Thwaites è responsabile di una percentuale compresa tra l'1 e il 4% dell'innalzamento globale del livello dei mari. Le sue lingue di ghiaccio scivolano rapidamente verso il mare, ma oltrepassare la soglia critica di instabilità di questo gigante di ghiaccio di 190 mila km quadrati di superficie potrebbe voler dire un incremento di 63 cm alla crescita globale degli oceani. La regione di maggiore fragilità di questo e di altri ghiacciai è la cosiddetta linea di galleggiamento, il limite oltre il quale il ghiacciaio si stacca dal fondale marino e comincia a protendersi in acqua. Più questa linea arretra, maggiore è la quantità di ghiaccio "esposto" e di acqua di fusione che rischia di riversarsi in mare.

Nello schema della struttura di una piattaforma glaciale antartica si può osservare la posizione della linea di galleggiamento ("grounding line"). © Wikimedia Commons

Fino alle basi. Mai prima d'ora era stato possibile osservare direttamente quest'area cruciale per la stabilità dei ghiacci continentali. Una collaborazione internazionale di ricercatori che da mesi studia il Thwaites - l'International Thwaites Glacier Collaboration (ITGC) - ci è riuscita grazie ad Icefin, un robot sottomarino operato da remoto (ROV) realizzato dal Georgia Tech lab, che è stato calato fino a 590 metri di profondità, perforando il ghiacciaio con un trapano ad acqua calda. Icefin ha percorso questo "buco" fino all'oceano, e da lì ha nuotato per 15 km in cinque missioni totali, rimandando immagini delle basi del Thwaites.

I primi metri di ghiaccio protesi nell'acqua appaiono incrostati di rocce e sedimenti oceanici: «Abbiamo potuto osservare incredibili interazioni nel ghiaccio create sia dai sedimenti in prossimità della linea di galleggiamento - spiegano gli scienziati - sia dal rapido scioglimento dovuto alle calde acque oceaniche». I dati raccolti saranno analizzati e pubblicati nei prossimi mesi, e dovrebbero fornire un quadro più preciso del futuro di questo ghiacciaio.

18 febbraio 2020 Elisabetta Intini
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