Nonostante le emissioni di anidride carbonica direttamente imputabili all'uso dei combustibili fossili siano rimaste sostanzialmente stabili nel 2015 (rispetto al 2014), e siano cresciute di poco nel 2016, l'anno in corso è sulla buona strada per diventare (il nuovo) "anno più caldo di sempre", o almeno da quando le temperature vengono raccolte e registrate scientificamente, ossia più o meno dalla fine dell'800.
Addirittura, c'è chi ha stimato la probabilità nel 95% - praticamente una certezza: è quanto asserisce la WMO (l'organizzazione meteorologica mondiale) nella sua più recente pubblicazione, Provisional WMO Statement on the Status of the Global Climate in 2016 (in inglese).
Se la stima trovasse poi conferma nei fatti, le temperature medie dell’anno in corso potrebbero essere di circa 1,2 °C al di sopra delle medie delle temperature che si avevano prima della rivoluzione industriale.
Se così fosse, avremmo che 16 dei 17 anni più caldi mai registrati si sono verificati durante questo secolo (il 17mo è il 1998), ha sottolineato la WMO.
Il nuovo record (1,2 °C) è già oltre la metà strada verso quel limite di 2 gradi centigradi di riscaldamento globale medio, faticosamente fissato nel corso dell'ultima conferenza internazionale sul clima (COP21, Parigi 2015) e al quale non si dovrebbe arrivare, se non si vuole incorrere in scenari climatici drammatici.
Oltre ogni previsione. «Un altro anno, un altro record: le massime registrate nel 2015 sono state battute nel 2016», ha commentato il segretario generale della WMO, Petteri Taalas.
Certo bisogna metterci anche le conseguenze di El Niño, un fenomeno climatico periodico che ha sempre un ruolo fondamentale sulle temperature e che in questa occasione, tra il 2015 e il 2016, si è manifestato in modo particolarmente marcato. Su alcune aree della Russia artica le temperature sono state costantemente 6-7 gradi centigradi superiori alla media, e alcune regioni artiche e subartiche dell'Alaska e del Canada hanno sperimentato temperature costanti di 3 °C superiori alle medie.
La stessa cosa vale per il 90 per cento delle aree terrestri dell'emisfero nord (ad eccezione dei tropici), dove si sono registrate temperature di almeno un grado centigrado sopra le medie.
Nelle ultime settimane si è notato un raffreddamento dell'Oceano Pacifico: indice che El Niño è certamente terminato e che potrebbe invece farsi sentire La Niña con abbassamenti generali della temperatura. Nei prossimi mesi si capirà quanto i due fenomeni possano avere influenzato la crescita e la diminuzione delle temperature.
Stop alla CO2! Quello che fa ben sperare è il fatto che il rapporto annuale del Global Carbon Budget, presentato il 14 novembre, sottolineava come le emissioni di carbonio sono praticamente identiche da tre anni a questa parte, ossia non c’è crescita.
Una buona notizia per il clima, un po' meno buona per l'economia - anch'essa senza crescita e apparentemente incapace di crescere senza bruciare petrolio e carbone.
Comunque, è almeno un aiuto per il clima, benché non sufficiente ad arrestare i cambiamenti climatici in corso. La WMO sottolinea nel suo rapporto come la frequenza e l'impatto di eventi estremi siano aumentati su quasi tutto il pianeta. Dalle ondate di calore alle inondazioni, la frequenza è aumentata in modo significativo, ma non è tutto: siccità e alluvioni, ricorda il rapporto, significano anche scarsità di cibo e, di conseguenza, conflitti e migrazioni sempre più ampie e destinate ad aumentare.