Scienze

I nativi americani andavano a cavallo da prima di quanto pensassimo

Il rapporto tra nativi americani e cavalli è molto più antico di quanto ci abbiano tramandato finora le fonti dei coloni europei.

Lo dicono i resti archeologici, lo conferma la genetica: il cavallo faceva parte della vita quotidiana dei nativi americani molto prima di quanto indichino le fonti dei coloni europei. Finora, infatti, l'introduzione dei cavalli nelle tribù delle Grandi Pianure e delle Montagne Rocciose nell'America Settentrionale veniva fatta risalire alla sanguinosa rivolta del popolo Pueblo (10-21 agosto 1680), contro il dominio spagnolo nel Nuovo Messico. Secondo la storiografia ufficiale, la comunità Pueblo, dopo l'insurrezione liberò i cavalli dei coloni, favorendo una massiccia diffusione di questo animale ben oltre i confini del Nuovo Messico.

Invece uno studio pubblicato su Science dimostra che questi animali erano cavalcati, curati e accuditi e nutriti dalle tribù nomadi delle grandi pianure, come i Cheyenne, i Sioux, i Comanche, i Pawnee e i Lakota, già all'inizio del 1600, prima che fossero introdotti negli Stati Uniti occidentali dai coloni europei.

Le origini. Innanzitutto bisogna ricordare che L'Equus ferus, (oggi estinto), antenato dell'Equus ferus caballus, il cavallo addomesticato, nacque proprio in America settentrionale milioni di anni fa, ma si estinse nel continente americano almeno 12mila anni prima della nostra era.

Estinzione. Nella preistoria, il cavallo era considerato una preda così pregiata da essere stato sterminato dalle pianure americane a causa della caccia eccessiva: dai tagli sulle ossa ritrovate nei siti archeologici si è dedotto che gli antenati dei nativi americani cacciassero i cavalli e ne usassero le ossa come utensili, ma non li addomesticassero o li cavalcassero. Tuttavia gli scienziati ritengono che tra le cause dell'estinzione di questo animale ci siano stati anche i mutamenti climatici, che favorirono l'avanzata delle foreste e la parallela riduzione dell'habitat naturale di questo animale.

Effetto sorpresa. Quando i conquistadores, capeggiati da Hernán Cortés, sbarcarono nel 1519, con i loro 16 cavalli, sulle coste del Golfo del Messico, gli abitanti delle Americhe non conservavano più alcuna memoria dell'animale e questo diede ai coloni un enorme vantaggio sulla conquista dell'Impero azteco, che venne sconfitto nel giro di un paio d'anni.

L'importanza della datazione. La studio condotto da un gruppo di ricercatori, guidato dall'antropologo Shield Chief Gover, basato su prove archeologiche, datazione al radiocarbonio, analisi degli isotopi e DNA, conclude che i cavalli erano arrivati in queste terre un secolo prima della rivolta Pueblo.

In un sito archeologico nel sud-ovest del Wyoming chiamato Blacks Fork, infatti, è stato ritrovato un puledro di sei mesi sepolto insieme a tre teschi di coyote, il che indica probabilmente facesse parte di un rituale religioso.

La datazione al radiocarbonio ha dimostrato che il puledro era stato allevato, legato e sepolto tra il 1600 e il 1650, molte centinaia di chilometri a Nord degli avamposti spagnoli nel Nuovo Messico. Inoltre le formazioni ossee sul suo cranio provano che era stato legato e una frattura facciale guarita, dovuta ai calci di un altro cavallo, dimostra che l'animale avesse ricevuto cure veterinarie.

A cavallo della Storia. La datazione di altri resti di cavalli provenienti da siti archeologici di Wyoming e Nebraska ha dimostrato che i nativi americani allevavano, nutrivano e si prendevano cura dei cavalli - e probabilmente li cavalcavano – già a partire dal 1550. E che l'animale era perfettamente integrato nella loro società dal 1650 circa. Per rafforzare questa tesi i ricercatori si sono avvalsi anche di prove etnografiche e linguistiche, oltre che dei racconti orali dei nativi americani, ignorati finora dagli storici.

La questione linguistica. Quando gli etnografi nel 1800 annotarono la traduzione della lingua Pawnee, Comanche e di altre tribù native, il loro lessico includeva dozzine di termini indigeni per l'anatomia, la guida, l'aspetto e l'allevamento del cavallo, insieme a un'ampia varietà di piante utilizzate per la cura veterinaria equina. Inoltre, anche grazie a una canzone tradizionale Pawnee, ancora oggi cantata dagli anziani della tribù, che racconta di un incontro con un gruppo di stranieri a cavallo in armatura, a cui i nativi americani presero i cavalli, dopo aver combattuto, si è avuta un'ulteriore conferma dello studio.

La canzone, infatti, racconta un episodio realmente accaduto. Nel 1540, un conquistatore spagnolo di nome Francisco Vázquez de Coronado (1510-1544) guidò una grande spedizione, che comprendeva centinaia di cavalli, attraverso il Nuovo Messico fino all'attuale Kansas, dove vivevano i Pawnee prima di essere spinti nelle riserve dell'Oklahoma. Dunque, anche sulla base di un racconto orale tramandato da generazioni, ora la data risulta plausibile.

6 aprile 2023 Paola Panigas
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