Ieri il Wall Street Journal ha rivelato che Wikileaks, per sfuggire all’attacco degli hacker, si appoggiava sui server di Amazon.com. Oggi l’agenzia di stampa Reuters annuncia che la libreria online americana ha “staccato” la spina su pressione degli Stati Uniti.
“Gli Stati Uniti sperano che anche le altre aziende che ospitano WikiLeaks seguano l’esempio di Amazon”
Primula rossa – WikiLeaks, dal momento in cui ha iniziato a pubblicare i dispacci delle Ambasciate statunitensi è nell’occhio del ciclone. Da una parte c’è il sito preso di mira da attacchi DDoS (denial-of-service) degli hacker che mirano a renderlo irraggiungibile, dall’altra c’è Julian Assange sulla cui testa pende un mandato di cattura internazionale emesso dall’Interpol su richiesta della Svezia dov’è accusato di stupro e aggressione sessuale. Adesso arrivano anche le prime contromosse del Governo degli Stati per mettere a tacere il sito che da domenica ha mandato in tilt i rapporti diplomatici di mezzo mondo pubblicando una valanga di documenti diplomatici “top secret” e che si prepara a colpire anche le banche.
Meglio tardi che mai – Sembra un paradosso ma Wikileaks, per sfuggire alla morsa degli hacker si appoggiava (almeno in parte) sui server americani di Amazon.com, ossia la più grande azienda di commercio online degli Stati Uniti. Oggi l’agenzia di stampa Reuters rivela che Amazon ha interrotto il servizio di hosting a seguito delle enormi pressioni politiche ricevute dal governo degli Stati Uniti. E la notizia è stata confermata anche dalla stessa Wikileaks su Twitter. Joe Lieberman, Presidente del Comitato di Sicurezza interno del Senato americano, dichiara in un comunicato che avrebbe preferito che Amazon staccasse la spina prima, viste le precedenti pubblicazioni di notizie classificate rese pubbliche in passato da WikiLeaks, ma che il suo esempio sia seguito dalle altre aziende che aiutano WikiLeaks a “diffondere illegalmente le sue informazioni”.
Censura cinese -La Cina, e c’era da aspettarselo, ha già oscurato WikiLeaks, mentre pare che gli Stati Uniti abbiano disconnesso la rete militare SIPRNet da quella dei diplomatici americani sparsi ai quattro angoli del globo. La fuga di notizie confidenziali arrivate nelle mani di WikiLeaks sembra provenissero proprio dall’archivio ospitato su questa rete.