Scienze

All'interno delle misteriose voragini siberiane

Lo scorso luglio tre grandi voragini compaiono dal nulla in una sperduta penisola della Siberia. E mentre qualcuno ipotizza una visita dell'alieni o la caduta di un meteorite, ora - che il terreno è gelato - gli scienziati si calano all'interno dei crateri per scoprirne l'origine. 

Il mistero è di quelli affascinanti: tre enormi crateri compaiono dal nulla in una landa desolata in mezzo ai ghiacci. Alcuni testimoni affermano di aver assistito alla caduta di un meteorite, altri giurano che la voragine si è improvvisamente aperta sotto i loro piedi e che non ci sono caduti dentro solo per qualche centimetro...

Siamo nella penisola di Yamal, nella Siberia settentrionale, dove lo scorso luglio, in un’area piuttosto piccola, sono state scoperte tre grandi voragini dall’origine non meglio precisata. Ve ne avevamo parlato al tempo qui e qui.

E mentre tra la popolazione locale qualcuno parla di alieni, gli scienziati del Russian Center of Artic Exploration hanno deciso di verderci chiaro e di provare a scoprire l'origine di questi strani buchi.

Alieni, meteoriti e bolle di gas. Le prime analisi erano state condotte già lo scorso anno, quando un’esplorazione aerea aveva permesso ai ricercatori di escludere l’origine meteorica dei crateri. Secondo gli scienziati i buchi potrebbero essere stati provocati dall’esplosione di tre bolle gassose, molto frequenti in una zona del pianeta dove abbondano le riserve di metano.

Il gas si sarebbe riscaldato a causa dell’aumento delle temperature - in quest'area gli ultimi anni sono stati i più caldi degli ultimi millenni - e si sarebbe espanso salendo con forza verso la superficie.


Nella bocca del cratere. Ma Vladimir Pushkerev e i suoi colleghi hanno deciso di andare e oltre, e non senza una certa dose di coraggio hanno deciso di scendere nella prima delle tre voragini per prelevare campioni di terreno, ghiaccio, aria e acqua. I buchi sono profondi circa 70 metri e sul loro fondo c’è un lago ghiacciato profondo altri 10.

I ricercatori ipotizzano che i crateri si siano formati in seguito al rilascio di grandi quantità di idrato di metano, presente sia in superficie sia nelle profondità del permafrost siberiano. La risalita del gas sarebbe stata favorita dall’intensa attività tettonica della zona, che avrebbe quindi contribuito anche al suo riscaldamento.

Prossimo obiettivo dei ricercatori è quello di analizzare dal vivo anche le altre due voragini e di scoprire se, sulla Terra, ne esistono altre di simili. Per questo motivo stanno analizzando gli ultimi 30 anni di fotografie e dati satellitari per trovare altre strutture analoghe da studiare, per meglio comprendere la loro orgine e le loro dinamiche geologiche.

18 novembre 2014 Rebecca Mantovani
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