Scienze

L’albero genealogico più grande del mondo: 13 milioni di parenti

Ricostruito sulla base dei dati raccolti da un sito di ricerche genealogiche, aiuta a capire che cosa influenza la durata della vita umana ed è un affresco su sei secoli di trasformazioni sociali.

Un albero genealogico con tredici milioni di persone imparentate tra loro, vissute dai tempi di Cristoforo Colombo fino ai giorni nostri, tra l’Europa e il nord America: lo ha ricostruito, pescando i dati da un sito di ricerche genealogiche online, un gruppo di ricercatori di varie università, guidate dalla Columbia University (New York). Dalle relazioni tra i membri della “mega-famiglia”, tra nascite, matrimoni e morti, emergono molte informazioni sui cambiamenti di abitudini e cultura, e su migrazioni, salute e longevità delle persone.

Ho pescato un cugino in Rete! Negli Stati Uniti la passione per le ricerche genealogiche è assai diffusa. Non c’è neppure bisogno di scartabellare tra archivi polverosi e annunci mortuari sui giornali: tutto o quasi ormai si può fare online, registrandosi ai vari siti e portali che offrono servizi per aiutare nella ricostruzione delle proprie radici familiari, da ricerche sui database fino ai test del DNA per accertare le parentele o trovare rami sconosciuti della famiglia.

In questo ramo dell'albero, che comprende seimila persone, e si estende per 7 generazioni, le persone sono rappresentate in verde, e i legami matrimoniali in rosso. © Columbia University

Il principale autore dello studio pubblicato su Science, Yaniv Erlich, oltre che informatico alla Columbia University è anche a capo del reparto scientifico di MyHeritage (qui la versione italiana), una delle aziende che operano in questo settore, proprietaria della piattaforma Geni.com - da cui sono stati presi i dati dello studio. Gli iscritti (per questo genere di servizi occorre sempre registrarsi) possono caricare il proprio profilo e la propria genealogia sulla piattaforma, che a sua volta può unirlo e fonderlo con quello di altri, se trova individui in comune.

L'albero che cambia. I ricercatori hanno scaricato oltre 86 milioni di profili pubblici da Geni.com, ognuno costituito da una persona con le sue connessioni, e hanno usato degli strumenti matematici per organizzare tutto il materiale: ne è emerso un enorme "albero", ricco di ramificazioni che conducono nel passato per molte generazioni.

I dati riflettono chiaramente alcune trasformazioni della società, per esempio quelle prodotte dall’industrializzazione sulla struttura delle famiglie. Prima del 1750, la maggior parte degli americani trovava moglie nel raggio di 10 chilometri dal luogo di nascita; nel 1950, la distanza si è allungata a 100 chilometri. Non solo. Nell’Ottocento ci si sposava con qualcuno che era, in media, un quarto cugino: oggi l’anima gemella è mediamente separata da sette gradi di parentela.

Negli ultimi 300 anni, spostarsi dai luoghi di origine è toccato più alle donne che agli uomini, che però quando l’hanno fatto sono andati di solito più lontano.

Il segreto della Lunga Vita. Sfruttando i dati di circa 3 milioni di persone nate tra il 1600 e il 1910, e imparentate tra loro, i ricercatori hanno anche cercato di capire quale ruolo abbiano i geni nel determinare la longevità, rispetto alle abitudini di vita.

Escludendo i giovani morti in guerra (da quella civile americana fino alla Seconda guerra mondiale) o a causa di catastrofi naturali, hanno paragonato la durata della vita di ciascuno dei punti dell’albero con quella di genitori e parenti più o meno vicini. Secondo i calcoli, i geni contano solo per circa il 16 per cento, al margine inferiore delle stime ritenute finora valide, che danno all’ereditarietà un peso che va dal 15 al 30 per cento. In sostanza, avere dei buoni geni può allungare la vita in media di cinque anni, non tantissimo considerando - per esempio - che fumare l'accorcia di dieci anni.

2 marzo 2018 Chiara Palmerini
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