Il progetto di aprire la prima miniera al mondo nelle profondità degli oceani sta per diventare realtà. Una compagnia mineraria canadese ha finalizzato un accordo con la Papua Nuova Guinea per dare il via agli scavi su una vasta superficie di fondale marino che appartiene a tale Paese. Il progetto, che è comunque controverso, si propone di estrarre minerali di rame, oro e altri metalli preziosi da una profondità di 1.500 m.
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La Società in questione è la Nautilus Minerals, la quale sta studiando i fondali al largo della Papua Nuova Guinea da almeno 20 anni e negli anni scorsi aveva già aperto delle miniere campione per verificare la fattibilità dell’estrazione sottomarina. Esse poi, furono chiuse per problemi politici con il Paese. Ora, superati i problemi la Nautilus Minerals ha chiuso un contratto che prevede una quota del 15% della miniera alla Papuan Nuova Guinea, la quale, nella prima fase delle operazioni, metterà a disposizione 120 milioni di dollari.
“Ci è voluto molto tempo per raggiungere questo accordo, ma ora sono tutti contenti. E’ un progetto molto interessante che permetterà al Paese di avere grandi benefici che fino a pochi anni fa erano del tutto insperati”, ha detto Mike Johnston, amministratore delegato della Nautilus Minerals in un’intervista alla BBC.
Il granchio robot per le esplorazioni sottomarine
Vicino alle sorgenti idrotermali
La miniera verrà aperta in prossimità di camini idrotermali, dove acqua surriscaldata, altamente acida, emerge dal fondo del mare. Qui si incontra con acqua molto più fredda e alcalina. Una reazione che porta a depositare concentrazioni molto elevate di minerali interessanti dal punto di vista economico. I minerali infatti, risultano molto più ricchi di oro e rame rispetto ai giacimenti simili presenti sulla terraferma. Le ricerche infatti, hanno dimostrato che vi sono concentrazioni di rame molto elevate un po’ ovunque nell’area studiata.
Solo una decina di anni fa, si sosteneva che questo tipo di estrazione mineraria sarebbe diventata realtà solo in un tempo molto futuro, dati i costi tecnologici necessari per realizzare ciò. Ma le tecnologie messe a punto per estrarre gas e petrolio in mare ha permesso di mettere a punto tecnologie di lavoro sottomarina molto avanzate proprio in un periodo in cui molti metalli di valore hanno visto un balzo all’insù dei prezzi al mercato.
La prima miniera, chiamata Solwara-1, verrà aperta grazie all’utilizzo di una flotta di macchine robotiche che verranno guidate da una nave in superficie. La costruzione di una di queste gigantesche macchine è stata appena terminata in Gran Bretagna ed è stata messa a punto dalla Società SMD di Newcastle.
La macchina spezza la crosta superficiale in blocchi che possono essere inviati in superficie sotto forma di impasto fangoso. La miniera potrebbe entrare a pieno regime entro cinque anni.
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Per gli ambientalisti “danni incalcolabili”
Chi non è d’accordo in tutto questo è il mondo degli ambientalisti, i quali sostengono che l’estrazione di minerali dai fondali marini creerà effetti distruttivi di cui non conosciamo neppure le conseguenze. Si sostiene infatti, che sappiamo così poco degli habitat sottomarini che simili lavori potrebbero distruggere molte specie marine prima ancora di averle conosciute. Ma secondo la Nautilus, che ha fatto studi a tal proposito, l’impatto sarà minimo, visto che l’area di estrazione non sarà più grande di quella equivalente a 10 campi da calcio. In 5-6 anni, sostiene la Società, dal momento in cui la miniera verrà chiusa l’habitat tornerà esattamente uguale a quello di prima.
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