Scienze

Agung, il risveglio del vulcano di Bali a domande e risposte

Quando avverrà l'eruzione, e con quali conseguenze? Perché è considerato così pericoloso? Quali i precedenti? La scienza del vulcano indonesiano di cui tutti parlano, posto lungo la Cintura di Fuoco.

Sono ormai oltre 140.000 le persone fatte evacuare in un raggio di 10 chilometri dal vulcano Agung, la montagna sull'isola indonesiana di Bali che che stando ai vulcanologi potrebbe eruttare con estrema violenza nelle prossime ore o nei prossimi giorni. Cerchiamo di capire meglio quali sono le caratteristiche di questo vulcano e dell'area che lo circonda.

Quando erutterà con la sua massima forza?

Nonostante i passi da gigante compiuti finora nelle previsioni vulcaniche, risulta comunque ancora complesso stabilire con precisione quando avverrà l'esplosione - probabilmente catastrofica - del vulcano. I vulcanologi realizzano le loro previsioni analizzando i gas emessi dalla montagna, i terremoti (che sono indice del movimento del magma) e i rigonfiamenti delle pendici del vulcano (anch'essi legati alla risalita del magma).

Nel momento in cui un'eruzione si avvicina all'atto finale, si monitorano molti fenomeni che via via si sovrappongono, come le piccole esplosioni con eruzioni di gas molto caldo e frammenti di roccia, o i terremoti sempre più violenti e superficiali.

Tutto questo sta già avvenendo al di sotto del vulcano Agung, che ha iniziato ad accumulare lava nel cratere principale e a scagliare una colonna di cenere alta 3000 metri in atmosfera. Per questo che i vulcanologi hanno portato l'allerta a livello massimo, con le conseguenti evacuazioni.

Ma nonostante l'insieme di campanelli d'allarme non si sa quando avverrà l'eruzione: potrebbe essere una questione di ore, di giorni o di settimane. E non è neppure da escludere la possibilità che il vulcano ritorni in una fase di quiescenza che possa prolungarsi per qualche mese, prima di ritornare pericoloso come oggi. Allo stato attuale, comunque, tutto fa pensare che un'eruzione molto violenta possa avvenire in tempi ravvicinati.

Il vulcano Agung in una foto del 27 novembre. © Darren Whiteside/Reuters

Perché è così esplosivo? L'Agung è un vulcano esplosivo per il tipo di magma che lo caratterizza. Il materiale magmatico infatti si forma in seguito alla subduzione, ossia allo sprofondamento della placca australiana al di sotto della placca pacifica. La subduzione oltre a creare attrito, e quindi accumulo di energia che causa terremoti molto violenti, porta le rocce della placca in subduzione a temperature tali per cui si fondono.

Dalla fusione si viene a creare un magma con caratteristiche chimiche che lo rendono molto viscoso, ben diverso dalle lave che si formano in prossimità di fratture della crosta terrestre, come ad esempio lungo la Rift Valley dell'Africa, o in prossimità di "punti caldi" dove le lave salgono dal mantello molto profondo.

Se una lava è molto viscosa ha difficoltà a salire e raggiungere la superficie terrestre, ma restando nella camera magmatica portaa un accumulo progressivo di gas.

Quando la pressione di questi ultimi è tale da vincere la forza delle rocce sovrastanti al magma, si ha l'eruzione, che avviene in modo esplosivo. È quel che succede quando si agita una lattina di bevanda gasata e poi la si apre.

Il vulcano Agung in una distesa di nuvole. La montagna si trova in un'area densamente popolata. © Shutterstock

Quali gli scenari dell'eruzione? Difficile disegnare un quadro preciso di quello che accadrà quando Agung entrerà in attività. Molto dipenderà da quanti gas sono presenti nella camera magmatica e quanto viscoso risulterà il magma stesso.

Tuttavia ci si può rifare a quanto accadde durante l'eruzione del 1963, e a quello che è successo a vulcani di tipo esplosivo simile a questo. Innanzitutto, ci si potrebbe aspettare una forte attività piroclastica, ossia l'emissione di enormi quantità di polveri, ceneri e materiale di dimensioni maggiori che, dopo avere creato una specie di fungo atomico, ricadranno lungo le pareti del vulcano. Il materiale più grossolano inizierà a rotolare lungo i pendii, mentre quello più fine (composto di ceneri e gas) tenderà a galleggiare su questo. Sì verranno a creare vere e proprie valanghe di materiale di vario tipo che potrebbero muoversi a velocità di 70-80 chilometri all'ora travolgendo tutto ciò che incontrano lungo la strada.

Il materiale più fine invece potrebbe rimanere più a lungo nell'atmosfera. Se l'esplosione risulterà molto violenta, le polveri potrebbero entrare anche nella stratosfera e in tal caso potrebbero avere effetti sulle clima delle pianeta: l'eruzione del 1963 lo raffreddò di 0,1-0,2 °C.

Stando ad alcuni modelli formulati per questo tipo di vulcano, le ceneri potrebbero ricoprire un'area attorno al vulcano stesso con un raggio di circa 10 km, dando origine ad una coltre di oltre un metro e mezzo di spessore. Per questa ragione, un'eventuale eruzione potrebbe paralizzare il traffico aereo nella zona: gli aeroporti di Bali e Lombok (un'altra isola indonesiana) sono già stati chiusi.

Acqua mista a ceneri vulcaniche a Bali il 28 novembre. Quando questi fiumi di fango precipitano dalle pendici di un vulcano ad elevate velocità, prendono il nome di lahar. © REUTERS/Johannes P. Christo

Che cosa sono i lahar? Nel caso in cui l'eruzione dovesse avvenire in concomitanza a piogge, l'acqua potrebbe mischiarsi con le polveri e le ceneri dando origine a veri e propri fiumi di fango chiamati lahar, che all'inizio potrebbero essere anche molto caldi. Come fiumi d'acqua potrebbero scendere sempre più violenti dalle pendici del vulcano fino alle pianure circostanti. La loro irruenza sarebbe tale da travolgere qualunque cosa posta sul loro percorso.

Il vulcano si trova in un "punto caldo"? L'Agung si trova lungo l'Anello di fuoco, ossia la catena di cime vulcaniche che dall'Australia orientale sale verso il Giappone, raggiunge l'Alaska, costeggia gran parte degli Stati Uniti, fino ad arrivare all'America meridionale.

Si trova infatti a bordare la zona di scontro tra grandi placche dove si ha il fenomeno della subduzione. Lungo l'Anello di fuoco non si trovano soltanto vulcani estremamente pericolosi per la violenza con la quale esplodono; qui si verificano anche i peggiori terremoti del Pianeta. La causa è legata all'attrito che si verifica lungo i piani di subduzione.

28 novembre 2017 Luigi Bignami
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