Nello spazio che ci separa dal centro della Terra ci sono vaste porzioni di roccia più o meno fusa, ma anche acqua in grandi quantità: molta di più di quanto stimato finora. A dirlo è uno studio di Barbara Sherwood Lollar dell'Università di Toronto (Canada), pubblicato il 17 dicembre sulla rivista Nature. All'interno del nostro pianeta sarebbero intrappolati 11 milioni di km cubi di acqua: più di quella contenuta in tutti i fiumi, i laghi e le paludi terrestri messi assieme.
Reliquia storica. L'acqua presente nelle viscere della Terra è la più antica di cui si abbia conoscenza, datata - in alcuni punti del pianeta - 2,5 miliardi di anni. Filtrando dalla superficie fino agli strati profondi della crosta terrestre, essa reagisce con i minerali producendo grandi quantità di idrogeno, che è una potenziale fonte di cibo per le primitive forme di vita - per lo più microbi - in grado di resistere a estreme condizioni di pressione e temperatura.
Ricerca profonda. Sherwood Lollar e colleghi hanno raccolto i dati sulla produzione di idrogeno di oltre 200 pozzi idrotermali e 32 siti minerari situati per lo più in Canada, Sudafrica e Scandinavia: tutti "buchi" che si spingono fino a 3 km di profondità nel "guscio" della Terra. Da queste informazioni hanno ricavato una stima della quantità di idrogeno prodotta nelle parti più antiche della crosta continentale (quella non ricoperta dagli oceani).
Risorse in abbondanza. La litosfera continentale del Precambriano - di età compresa tra i 550 milioni e i 4,6 miliardi di anni - produce circa 100 volte la quantità di gas stimata finora. Ciò significa che gli organismi che si nutrono di idrogeno, gli stessi microbi individuati, per esempio, nelle bocche idrotermali (le fratture della crosta terrestre da cui fuoriesce acqua riscaldata geotermicamente) situate lungo le dorsali oceaniche, hanno a disposizione molto più "cibo" di quanto si pensasse.
Forzieri di dati. «Questo cambia di molto il concetto di dove si può trovare la vita su questo pianeta», spiega Sherwood Lollar, «perché più del 70% delle rocce continentali risale al periodo Precambiano. Queste rocce sono così antiche da contenere testimonianze di liquidi e particelle atmosferiche delle prime fasi della storia del pianeta.»
FOnti alternative. La scoperta ribalta la convinzione che gli ecosistemi microbici sotterranei debbano avvalersi, per sopravvivere, di forme di energia, come la luce solare, filtrate dalla superficie. Scoperte effettuate negli ultimi anni, come quella che nel 2006 ha individuato batteri nelle bocche idrotermali del bacino del Witwatersrand, in Sudafrica, avevano mostrato come questi microrganismi si nutrissero di idrogeno, ma il lavoro dell'Università di Toronto ha esteso di molto le potenziali fonti di nutrimento di queste forme di vita.
Macchina del tempo. La ricerca potrebbe fornire ulteriori spunti di studio sui primi esseri viventi comparsi sulla Terra (forse proprio in corrispondenza delle bocche idrotermali) e su altre forme di vita estreme che potrebbero essere scoperte nel Sistema Solare.