L'anno scorso un gruppo di ricercatori al lavoro nell'isola Bely, in Siberia, fece una scoperta alquanto bizzarra: il terreno sembrava possedere delle bolle che, sottoposte a pressione con i piedi delle persone, si muoveva come se fossero di gelatina (vedi video). Un primo sopralluogo aveva permesso di individuare circa 15 bolle di questo genere.
«Inizialmente si forma una bolla, o “bulgunyakh” in lingua locale, poi quasi sempre la bolla esplode e rilascia del gas. Conseguentemente si forma un vero e proprio truogolo a forma di imbuto”, ha spiegato Alexey Titovsky del Dipartimento per la Scienza e l’Innovazione di Yamal.
Si tratta di un fenomeno noto tra i geologi, ma molto raro. Nei mesi successivi, un'indagine più allargata che ha interessato le penisole Yamal e Gydan, ha portato all’individuazione di circa 7.000 bolle di quel tipo e tutte sembravano essersi formate negli ultimi anni.
Enormi quantità di metano. Ora si teme che la maggior parte di queste 7.000 bolle possa esplodere senza preavviso, rilasciando gas serra. Dalle prime indagini eseguite nel 2016, infatti, i ricercatori hanno notato che da quelle sacche di terra fuoriesce aria con alte concentrazione di metano (1.000 volte più del normale) e anidride carbonica (25 volte più del normale).
Un altro elemento che rende questi fenomeni ancor più misteriosi è il fatto che dopo l'esplosione di una di queste sacche nella penisola di Yamal si è creato un cratere di circa 30 metri al cui interno sono state registrate alte concentrazioni di metano (9,6 per cento rispetto allo 0,000179 per cento che si ha normalmente nell’aria), segno che il gas non si esaurisce dopo l'apertura, ma che siamo in presenza di enormi riserve in profondità.
Un connubio tra geologia e ondate di caldo. La spiegazione del fenomeno potrebbe risiedere nelle recenti ondate di caldo che hanno interessato tutta la Siberia e che hanno spinto il permafrost della tundra siberiana a scongelarsi. Stando a una ricerca del 2013 si era ipotizzato che un aumento globale della temperatura di 1,5 gradi centigradi sarebbe sufficiente per fondere quasi completamente il permafrost, ma a causa di estati anormalmente calde si sospetta che la fusione si stia già verificando in diverse parti della regione russa. Nel luglio delle 2016, per esempio, vi sono stati diversi giorni durante i quali la temperatura ha raggiunto i 35 gradi centigradi.
Anche la geologia dell'area tuttavia, può avere contribuito alla produzione delle bolle ricche di metano. Secondo Vasilij Bogoyavlensky dell'Accademia Russa delle Scienze che studia queste bolle da anni, nella regione interessata dal fenomeno, tra 100 milioni di anni fa e 93 milioni di anni or sono si formò un giacimento di gas che oggi dovrebbe trovarsi molto vicino alla superficie, ossia tra 500 e 1.200 metri di profondità.
«Il gas sale in superficie attraverso fratture e faglie e mette in pressione gli strati argillosi del permafrost, le condizioni anomale verificatesi ultimamente per le alte temperature poi, portano alla rottura del suolo, la fuga di gas e la nascita di veri e propri i crateri».
C'è pericolo? Al di là dello studio teorico dei motivi che portano alla formazione delle bolle, i ricercatori sono fortemente interessati a capire quali potranno esplodere in tempi relativamente brevi, un elemento fondamentale per identificare aree che potrebbero essere pericolose per le persone che vivono in quei luoghi. Per questo stanno lavorando alla realizzazione di una mappa sulla quale identificare i “punti caldi” che potrebbero esplodere nei prossimi mesi.