Scienze

6 cose da tenere a mente sul cambiamento climatico

Per comprendere il cambiamento climatico: lo scienziato Gavin Schmidt sintetizza i sei punti chiave del sesto rapporto sul clima dell'IPCC.

Dopo l'appuntamento di preparazione che si è svolto in Italia, tutti gli occhi sono puntati sulla COP26, la conferenza sul clima che si svolgerà a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre. Sul tavolo dei delegati dei governi (e non solo) di tutto il mondo ci sarà l'ultimo rapporto dell'IPCC, il panel internazionale di scienziati che studia il cambiamento climatico e i suoi effetti sul nostro pianeta.

Gavin Schmidt, esperto di modelli climatici che lavora per il Goddard Institute for Space Studies della NASA e per lo Earth Institute della Columbia University di New York sintetizza il rapporto in sei punti chiave, che ritiene particolarmente importanti. Non si tratta solo di raggiungere oppure no i 2 gradi di aumento della temperatura media del pianeta, spiega lo scienziato, e non bisogna guardare solo a quello.

Il parere di Schmidt è interessante e importante non solo per la sua indiscutibile competenza sul tema, ma anche perché ha partecipato direttamente alla stesura del documento e conosce bene (e non nasconde) le difficoltà dei negoziati necessari a trovare un modo per formulare le conclusioni che sia accettabile per tutti i soggetti coinvolti, inevitabilmente influenzati dal Paese da cui provengono e dall'atteggiamento del loro governo.

1: gli eventi estremi sono sempre più collegati al clima
«Può sembrare banale, ma quando fu pubblicato il quinto rapporto sul clima, nel 2013, gli studi sul collegamento tra eventi estremi e cambiamento climatico erano ancora scarsi», afferma Schmidt. Adesso non è più così. Il rapporto 2021 (il sesto) fornisce addirittura mappe che aiutano a visualizzare in modo immediato dove fenomeni come siccità, alluvioni o caldo estremo stanno colpendo più duramente. L'Europa nord-occidentale (dall'Ucraina alla Francia) e l'Europa orientale, per esempio, hanno conosciuto un aumento delle forti piogge, come quelle che hanno provocato le alluvioni in Belgio e Germania della scorsa primavera. Per l'area mediterranea, nella quale è inclusa l'Italia, l'aumento delle piogge risulta non chiaro, però sono certamente aumentate le ondate di calore e gli episodi di siccità.

2: la crescita del livello del mare è un affare serio
Anche sull'aumento del livello dei mari c'è stata molta incertezza, per la difficoltà a raccogliere dati precisi sullo scioglimento dei ghiacci della calotte antartiche. Ora le previsioni indicano un innalzamento delle acque lungo le cose tra 50 centimetri e un metro per la fine del secolo. Ma c'è uno scenario molto più pessimistico legato al collasso dei ghiacci in zone come la penisola antartica, e questo scenario, anche se è a bassa probabilità in base ai dati attuali, rappresenta un evento ad alto rischio.

3: le simulazioni non possono più essere fraintese
I modelli di simulazione su ciò che potrebbe avvenire sul pianeta hanno ridotto l'incertezza quasi a zero. Gli scienziati non sono certi di ciò che succederà e indicano varie possibilità, dalle previsioni più ottimistiche a quelle più drammatiche. Ma non esistono reali possibilità che ci siano scenari alternativi a quelli indicati nel rapporto, afferma Schmidt. E un altro passo avanti importante è stato legare ciò che succederà non tanto al trascorrere degli anni quanto all'andamento della variabile principale e cioè l'aumento della temperatura media: ciò che sappiamo non è tanto quel che accadrà nel 2100 ma ciò che accadrà se e quando l'aumento della temperatura toccherà, per esempio, due gradi centigradi oppure quattro, indipendentemente da quando avverrà.

4: quanto contribuisce ogni inquinante?
Dopo molti ripensamenti gli scienziati hanno chiarito meglio il contributo che ogni tipo di gas emesso nell'atmosfera dà al surriscaldamento del pianeta. Il risultato a cui sono arrivati gli scienziati è che le stime iniziali erano corrette. E alla fine è stato scelto di presentare i dati usando le emissioni, cioè quanto viene aggiunto nell'atmosfera nel periodo di tempo, anziché il valore assoluto (dove siamo arrivati). Il grafico mostra che l'anidride carbonica (CO2) ha contribuito a un aumento di circa tre quarti di grado nel periodo tra il 2010 e il 2019 e il metano per un altro mezzo grado.

Il contributo degli inquinanti alle variazioni di temperatura.
Il contributo degli inquinanti alle variazioni di temperatura. © IPCC AR6

5: alluvioni e siccità sono complicati
Ci sono almeno tre cose che rendono difficile avere dati certi che consentano di studiare alluvioni e siccità per dire quel che per davvero succede. La prima è che sono fenomeni variabili all'interno di una stessa regione. La seconda è che gli indici che si usano per misurare le siccità sono poco adeguati. La terza è che la siccità può non essere solo di origine meteorologica ma anche, per esempio, per un eccessivo sfruttamento del suolo, così come le alluvioni dipendono non solo dalla quantità di pioggia ma anche dallo stato in cui si trovano i terreni su cui piove.

6: la fine dell'intervallo diabolico
Con il nuovo rapporto finisce anche una questione che ha tormentato gli scienziati (e aiutato i negazionisti) a lungo: il periodo 1998-2012 sembrava mostrare un rallentamento nell'aumento delle temperature, se non addirittura uno stop o un regresso - il famigerato iato climatico.

Le stime delle variazioni vengono indicate dagli scienziati sia come valore medio, sia con un intervallo possibile della variazione. Prendendo in considerazione i 15 anni a cavallo dell'inizio del secolo il valore medio e più probabile era 5 centesimi di grado di aumento per decennio, ma con un intervallo possibile tra 15 centesimi di aumento e addirittura 5 centesimi di grado di raffreddamento. Questo risultava particolarmente strano, visto che prendendo in considerazione i sessant'anni dal 1951 al 2012 risultavano valori decisamente più alti: 12 centesimi di grado di aumento medio per ogni decennio, con un intervallo tra 8 e 14 centesimi.

Ora gli scienziati sono sicuri: tra 1998 e 2012 un rallentamento c'è stato, ma inferiore a quello che si pensava e comunque del tutto plausibile. E dal 2102 in poi il surriscaldamento è ripreso più rapido di prima, con il quinquennio 2016-2020 che è stato il più caldo dal 1850.

8 ottobre 2021 Paolo Magliocco
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