La regione mediterranea è sismicamente attiva a causa della convergenza verso nord, alla velocità di 4-10 mm/anno, della placca africana rispetto alla placca eurasiatica, lungo un confine molto complesso tra le due placche. Questa convergenza iniziò all'incirca 50 milioni di anni fa ed era associata alla chiusura del Mare della Tetide, il cui "residuo moderno" è il Mar Mediterraneo.
I più alti tassi di sismicità nella regione mediterranea si trovano lungo la zona di subduzione ellenica della Grecia meridionale, cioè dove la placca africana va ancora sotto a quella euroasiatica, lungo la zona di faglia dell'Anatolia settentrionale (Turchia occidentale) e la zona di subduzione calabrese dell'Italia meridionale. L'intera regione del Mediterraneo è ricca di scritti che coprono diversi secoli e documentano la sismicità pre-strumentale (i sismi registrati e descritti prima del XX secolo): storicamente, i terremoti hanno causato danni diffusi in tutta la Grecia centrale e meridionale, Cipro, Albania, Sicilia, Creta, il delta del Nilo, la Libia settentrionale, le montagne dell'Atlante del Nord Africa, la penisola iberica. L'abbondanza e l'intensità sismiche della regione del Mediterraneo sono rappresentate dai cerchi nella figura in alto, in questa pagina. Il terremoto di Citera del 1903 (magnitudo 8.2) e quello di Rodi del 1926 (M7.8) sono i maggiori terremoti del Mediterraneo registrati strumentalmente, entrambi associati alla tettonica delle zone di subduzione: il terremoto in Albania è perfettamente inquadrabile in questo meccanismo.