Particolari sensazioni tattili come la percezione di un soffio d'aria sul collo influenzano la nostra percezione dei suoni. Una buona notizia per chi soffre di problemi d'udito.
Elisabetta Intini, 3 dicembre 2009
"Apri bene le orecchie!" ci sentiamo apostrofare quando è richiesta la nostra attenzione. Da oggi però, potrebbero dirci anche "tendi bene la pelle!" o qualcosa del genere. Secondo una recente ricerca pubblicata sulla rivista Nature infatti, la nostra capacità di comprensione dei suoni è influenzata non solo dai gesti (come il movimento di labbra e mani) che si accompagnano a tutte le conversazioni.
Ma anche dalle sensazioni tattili avvertite dalla nostra epidermide durante un discorso. In particolare, dai leggeri e spesso impercettibili "soffi" d’aria che la bocca emette con la pronuncia di alcune sillabe.
Senti questa! Un team di ricercatori dell’University of British Columbia di Vancouver, Canada, ha fatto ascoltare a 66 soggetti sani - uomini e donne - una serie di sillabe, divise tra "pa" e "ta" (suoni che nella lingua inglese, si pronunciano con una lieve aspirazione d’aria) e "ba" e "da", le corrispettive sillabe non aspirate.
Contemporaneamente ai volontari, sono state somministrati leggerissimi "sbuffi" d’aria, simili a emissioni di fiato, sulla pelle del collo o della mano.
Inganno sonoro. Quando ai soggetti è stato chiesto di distinguere i suoni, si è visto che spesso le sillabe associate a emissioni d’aria sulla pelle, venivano percepite come aspirate, anche se di fatto, non lo erano. In altre parole, "ba" e "da" venivano scambiati con "pa" e "ta" quando associati agli sbuffi d’aria.
"Sentire" senza le orecchie. Il fenomeno dicono gli scienziati, è analogo a quello della lettura labiale: quando gli occhi percepiscono il movimento delle labbra dell’interlocutore, l’area cerebrale della corteccia auditiva si attiva. A quel punto per il cervello, è come se stessimo "sentendo" con gli occhi. «La stessa cosa accade anche con la pelle» ha detto Bryan Gick, che ha preso parte alla ricerca «sentiamo un soffio d’aria, non importa se arriva dalle orecchie o dall’epidermide».
Prospettive future. Ulteriori ricerche verificheranno se lo stesso effetto possa essere ottenuto anche durante le normali conversazioni quotidiane fuori dal laboratorio. In tal caso, la scoperta potrebbe avere importanti ripercussioni sullo sviluppo di dispositivi studiati per persone con problemi d’udito.
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