In un articolo sul New England Journal of Medicine, i Cdc statunitensi - fra le massime autorità sanitarie al mondo - sciolgono i dubbi sul legame fra l'infezione da virus Zika, trasmesso dalla puntura di zanzare del genere Aedes, e la microcefalia, condizione che determina una circonferenza del cranio molto piccola e gravi danni cerebrali. E lo fanno con la risposta più temuta: se il virus è contratto da una donna in gravidanza, può trasmettersi al feto e determinare la malformazione.
A due mesi dall'allarme dell'Oms, che ha dichiarato l'epidemia emergenza sanitaria internazionale, i dati scientifici sono ormai sufficienti ad avvalorare il peggiore dei sospetti.
le prove. La posizione degli esperti americani si basa non solo sull'aumento del numero di bambini microcefalici, nati da donne che hanno preso lo Zika in gravidanza, ma anche sugli studi sempre più consistenti che hanno individuato il genoma dell'agente infettivo nel liquido amniotico e nei tessuti di neonati colpiti dalla malformazione, e sulle ricerche che hanno scoperto che il virus ha un'affinità per le cellule nervose.
L'ultima ricerca, in ordine di tempo, esce in questi giorni su Science e dimostra che Zika attacca in modo preferenziale le cellule staminali nervose, quelle che danno origine alle cellule del cervello, il cui ruolo è fondamentale nello sviluppo nervoso del feto. «Non è mai accaduto nella storia che una puntura di zanzara determinasse una malformazione così devastante», ha commentato Thomas Frieden, direttore dei Cdc.
Lesioni gravi. A preoccupare è infatti anche l'entità delle lesioni. I danni neurologici di questa epidemia sono più gravi di quelli che si osservano in altre forme di microcefalia, legate ad agenti infettivi diversi o ad anomalie genetiche. A caratterizzarli - sempre questa settimana, ma su British Medical Journal - è uno studio condotto in Brasile, che ha analizzato 23 bambini nati fra luglio e dicembre del 2015 nell'epicentro dell'emergenza: lo stato di Pernambuco, nell'est del Paese, che conta nove milioni di abitanti.
Le risonanze magnetiche e le tomografie computerizzate condotte su questi neonati mostrano infatti che hanno un volume del cervello molto ridotto, numerosi depositi di calcio (probabilmente conseguenti alla morte di neuroni) in diversi punti della corteccia cerebrale, malformazioni in altre zone importanti per l'integrazione dei segnali nervosi e il ragionamento, anomalie del cervelletto e del tronco encefalico, cruciali per il controllo dei movimenti, e danni ai nervi, tali da pregiudicare la trasmissione degli impulsi. Secondo gli autori della ricerca «si tratta di danni molto rilevanti, che compromettono la sopravvivenza e le funzioni neurologiche».
La punta dell'iceberg? Non solo: ciò che emerge dallo studio di BMJ potrebbe essere la punta di un iceberg. Infatti, nei 23 casi presi in esame le donne ricordavano di aver avuto la malattia in gravidanza, ma due volte su tre il virus Zika, negli adulti, non dà nessuna manifestazione: è insomma possibile che molte donne si siano ammalate senza neppure accorgersene, e che i loro figli abbiano lesioni meno gravi rispetto a quelle di chi ha una microcefalia evidente, ma comunque sufficienti a determinare delle disabilità.
E in Italia? Il virus Zika è trasmesso principalmente dalla zanzara Aedes aegypti (la stessa della dengue e della febbre emorragica) e, con minore efficienza, anche dalla Aedes albopictus, la zanzara tigre, presente anche in Europa e in Italia. Per questo nelle scorse settimane l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha invitato i paesi europei a intensificare la sorveglianza e mettere in atto misure per limitare la diffusione delle zanzare in vista della stagione estiva.