Non è la "pistola fumante", ossia la prova inequivocabile che gli scienziati cercano, ma è comunque un forte indizio: un nuovo caso descritto sul New England Journal of Medicine supporta ancora una volta il legame tra virus Zika e microcefalia, e conferma che è possibile una trasmissione dell'infezione da madre a figlio attraverso la placenta e il liquido amniotico.
contagio precoce. Un gruppo di ricercatori dell'università di Lubiana (Slovenia) ha trovato tracce del virus nel tessuto cerebrale di un feto, la cui madre (una donna europea di 25 anni) aveva riportato un'infezione da Zika durante la 13esima settimana di gravidanza, mentre si trovava in Brasile. Le ecografie alla 32esima settimana mostravano un cranio particolarmente piccolo e calcificazioni nel cervello, anomalie riscontrate in altri casi di microcefalia collegati al virus.
Nessun altro fattore di rischio. Ulteriori indagini hanno evidenziato che il virus si era replicato nel cervello del nascituro, ma non in altri organi. La madre non aveva familiarità con particolari malattie genetiche e, fatto ancora più importante, i test per riscontrare la presenza di 13 altre eventuali infezioni, come dengue e febbre gialla, hanno dato esito negativo.
Il caso descritto non prova definitivamente che Zika causa microcefalia, ma rende il legame tra infezione e malformazione più forte. «Le nostre evidenze sottolineano un particolare pericolo per le donne in gravidanza - concludono i ricercatori - soprattutto nel primo trimestre.»