Nel giro di una stagione si è passati dal semplice sospetto alla certezza che il virus Zika può causare gravi difetti congeniti nei bambini, se la madre contrae l’infezione, che spesso non dà neppure sintomi, durante la gravidanza. E da virus noto solo a un ristretto gruppo di esperti, è diventato oggetto di studi e ricerche che escono a un ritmo incessante. Ecco un aggiornamento sulle più recenti.
Il vaccino. A tempo di record, sono stati sviluppati diversi vaccini candidati, ora nelle primissime fasi della sperimentazione. Allo studio ci sono vaccini basati sul DNA “nudo”, in cui sono solo alcuni geni del virus, inoculati direttamente, a provocare la risposta immunitaria. Oppure sistemi più tradizionali basati sul virus inattivato.
Per gli inizi del 2017 ci si aspetta che comincino i trial sulla popolazione, confrontando l’andamento dell’infezione in due gruppi di popolazione, uno che ha ricevuto il vaccino e l’altro no. Se funzionano, i primi vaccini contro Zika potrebbero essere disponibili nel 2018, anche se l’andamento futuro dell’infezione, la necessità del vaccino, e la stessa possibilità di testarlo, sono difficilmente prevedibili.
Da una parte, la popolazione potrebbe sviluppare naturalmente l’immunità, cosa che già sta avvenendo nei paesi dove l’epidemia di Zika è in atto; dall’altra, se le strategie di contenimento dell’infezione che puntano a eliminare le zanzare funzionassero, diventerebbe difficile perfino capire se il vaccino è efficace e se può essere un’utile strategia di prevenzione.
Zika e il sesso. A luglio è stato confermato il primo caso di trasmissione per via sessuale del virus Zika: una donna statunitense che aveva contratto l’infezione viaggiando ha infettato il suo partner. Come molte malattie a trasmissione sessuale, di solito è più facile la trasmissione da uomo a donna, perché si ritiene che il virus riesca a sopravvivere di più nel liquido seminale (documentata la sua presenza fino a sei mesi dopo l’infezione) ma nuove ricerche indicano che potrebbe non essere così: il virus sembra in grado di prosperare per lunghi periodi anche nel corpo femminile.
Queste prove sono per ora state ottenute solo sui topi, che sono oltretutto assai meno suscettibili all’infezione di Zika, il che rende la scoperta particolarmente allarmante: una volta che Zika è stata contratta, i pericoli potrebbero riguardare tutte le donne fertili, non solo quelle con una gravidanza in corso. I ricercatori sottolineano comunque che ad oggi è molto più probabile contrarre Zika attraverso le zanzare che con i rapporti sessuali.
Dove va il virus in inverno? In altre malattie tropicali come la febbre di Dengue e la chikungunya, il virus può sopravvivere nelle uova deposte dalle zanzare infette, da cui si svilupperanno le larve a loro volta infette nella stagione successiva: in questo modo la catena di trasmissione non si interrompe neppure con il freddo e la scomparsa delle zanzare.
Ci si chiedeva se lo stesso possa valere anche per Zika e ora la risposta è arrivata: pare sia proprio così. Ricercatori dell’università del Texas hanno osservato che dalle uova infette di Aedes aegypti, il principale vettore per Zika, può svilupparsi una progenie a sua volta portatrice del virus, seppure in percentuale molto bassa: una zanzara infetta ogni 290. Su milioni di uova deposte, però, anche questo può garantire il mantenimento della catena di trasmissione.
Controlli sul sangue. Fino a febbraio gli Stati Uniti raccomandavano di fare test sul sangue donato per rilevare la presenza di Zika solo nelle aree in cui c’erano casi confermati di infezione. Ora la raccomandazione è stata estesa a tutte le banche del sangue.