Non devono esistere malati di serie B: nel World Cancer Day, la Giornata mondiale contro il cancro, l'OMS fa luce sulle disuguaglianze che ancora persistono nella prevenzione e nella lotta contro i tumori, tra Paesi ricchi e Paesi a medio e basso reddito. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, nei prossimi 20 anni potremmo aspettarci un incremento globale del 60% delle diagnosi di tumore: l'aumento più significativo - l'81% dei nuovi casi - è destinato a verificarsi nei Paesi più poveri, dove le probabilità di sopravvivenza al cancro sono al momento più basse.
Progressi a due velocità. Questi Paesi sono già indeboliti da sistemi sanitari fragili, dal dilagare di malattie infettive e dall'impossibilità di garantire la salute materna e infantile. Mancano i servizi per lo screening, la prevenzione e la cura dei tumori: nel 2019, meno del 15% dei Paesi a basso reddito aveva strumenti di salute pubblica adeguati a fronteggiare il cancro. «Gli ultimi 50 anni hanno visto enormi progressi nella prevenzione e nel trattamento del cancro - spiega Elisabete Weiderpass, direttrice della IARC, l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro - e le morti per tumore si sono ridotte. I Paesi ad alto reddito hanno adottato prevenzione, diagnosi precoce e programmi di screening, che insieme a migliori trattamenti hanno contribuito a una riduzione stimata del 20% nella probabilità di morte prematura tra il 2000 e il 2015. Ma i Paesi a basso reddito hanno visto una riduzione del 5% soltanto. Abbiamo bisogno di ottenere benefici equamente distribuiti».
Azioni concrete. Nel World Cancer Day, OMS e IARC pubblicano due relazioni sul cancro: la prima stabilisce un'agenda globale nel contrasto ai tumori; la seconda si concentra sulle misure di ricerca e prevenzione. Molto si può fare per abbassare la probabilità di nuovi casi: dal disincentivo al consumo di tabacco (responsabile di un quarto delle morti per cancro) alle vaccinazioni contro l'epatite B per prevenire il cancro al fegato, a quella contro l'HPV, che in diversi Paesi industrializzati ha già fatto sparire i nuovi casi di tumore alla cervice. Con un investimento in misure come queste e nei sistemi sanitari più in difficoltà, si potrebbero salvare almeno 7 milioni di vite soltanto nel prossimo decennio.







