Il segreto per vivere a lungo potrebbe essere più piacevole di quanto si pensi - almeno se non siete di indole solitaria. Socializzare spesso allunga la vita, soprattutto se ci si impegna a frequentare altre persone almeno una volta a settimana o quotidianamente. La conferma arriva da un ampio studio cinese che ha coinvolto più di 28.000 persone ed è stato pubblicato sul Journal of Epidemiology & Community Health.
Invecchiare: c'è modo e modo. Con circa 962 milioni di persone nel mondo che hanno più di 60 anni, un numero destinato a raddoppiare entro la metà del secolo, molto si ragiona di invecchiamento attivo, quello che l'OMS definisce "il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiano". Un'importante componente di questo concetto è la vita sociale, che il nuovo studio ha il merito di aver indagato in un'ampia popolazione di anziani asiatici (di solito queste ricerche coinvolgono soprattutto volontari di Paesi occidentali).
La vita sociale dei nonni. Gli scienziati del Sichuan University West China Hospital hanno analizzato la relazione tra frequenza dei rapporti sociali e durata della vita in 28.563 partecipanti al più grande studio al mondo su centenari, nonagenari e ottuagenari (nella decade dei 100, dei 90 e degli 80 anni): il Chinese Longitudinal Healthy Longevity Survey (CLHLS). L'età media degli anziani considerati era di 89 anni.
Nel database veniva chiesto ai partecipanti quanto spesso si dedicassero ad attività sociali - quasi tutti i giorni, almeno una volta alla settimana, almeno una volta al mese, occasionalmente o mai. Sono state inoltre raccolte informazioni su altri fattori che influenzano la durata della vita come il genere, l'istruzione ricevuta, la situazione sentimentale, il reddito, il tipo di alimentazione, eventuali problemi di salute e lo stile di vita, e si è monitorata la sopravvivenza dei partecipanti su un periodo medio di cinque anni.
Non viene mai nessuno... Nei primi cinque anni di monitoraggio, iniziati nel 2002, ben 25.406 persone hanno dichiarato di non partecipare ad alcuna attività sociale; 1.379 di farlo ogni tanto, 693 di farlo almeno una volta al mese, 553 una volta alla settimana e 532 quasi ogni giorno. In questo stesso periodo sono deceduti 15.728 tra i partecipanti.
Un'ottima abitudine. In generale, l'abitudine a interazioni sociali molto frequenti è risultata associata a una più lunga sopravvivenza. Fino ai cinque anni dall'inizio del monitoraggio il tasso di decessi è risultato di 18,4 ogni 100 persone monitorate per un anno tra coloro che non avevano mai socializzato; di 8,8 tra coloro che lo avevano fatto occasionalmente; di 8,3 tra quelli che lo facevano almeno una volta al mese, di 7,5 tra gli anziani che socializzavano almeno una volta a settimana e di 7,3 tra chi incontrava gli altri ogni giorno.
Non oggi. L'incontro con la morte è risultato "ritardato" del 42% in chi socializzava occasionalmente, del 48% in chi lo faceva a cadenza mensile, del 110% in coloro che lo facevano almeno una volta a settimana e dell'87% in chi socializzava quasi tutti i giorni, in confronto a chi non socializzava affatto.
Il guadagno più netto. Dopo cinque anni il tasso di decesso ogni 100 persone è risultato di 6,2 per chi non socializzava mai, di 4,8 per chi incontrava gli altri occasionalmente, di 5 su 100 in chi lo faceva almeno una volta al mese, di 5,4 tra chi socializzava a cadenza settimanale e di 3,6 su 100 in chi lo faceva tutti i giorni: come sottolineano gli autori dello studio, soltanto socializzare quasi tutti i giorni è associato a una sopravvivenza significativamente più lunga, che ritarda il decesso del 204%.
Un antidoto allo stress. Sul perché avere una vita sociale intensa risulti - soprattutto per le persone molto anziane - protettiva, ci sono per il momento soltanto alcune ipotesi, dato che lo studio è di tipo "osservazionale", cioè si limita a documentare un fenomeno (senza spiegarlo). Può essere che socializzare sia legato a sane abitudini di vita, come una più intensa attività fisica o una migliore alimentazione (perché ci si sposta per vedersi o si mangia insieme), o anche che il semplice fatto di passare del tempo in compagnia mitighi l'impatto dei fattori di stress cronico.