La stagione dell’influenza è agli sgoccioli: si sono ammalati, secondo i dati, quasi 5 milioni di italiani e probabilmente sono molti di più quelli che sono stati a letto pensando di essersela presa e che in realtà hanno fatto i conti con un altro virus. Secondo un nuovo studio uscito su Plos Biology, ci ammaliamo di influenza assai meno di quanto tendiamo a credere: non più di un paio volte in un decennio.
Influenze sovrastimate. Un gruppo internazionale di ricercatori ha coinvolto nella ricerca i membri di una ventina di famiglie in cinque diverse località della Cina; sono stati analizzati gli anticorpi che queste persone avevano sviluppato contro nove ceppi del virus influenzale circolati nel paese dal 1968 al 2009. L’osservazione sorprendente (almeno per il lettore comune) è che, mentre i bambini prendono l’influenza quasi tutti gli anni (perché non hanno ancora sviluppato gli anticorpi contro un certo ceppo), gli adulti sopra i trent’anni si ammalano assai meno, e il tasso con cui prendono l’influenza è più o meno costante: circa due volte in dieci anni. Infanzia a parte, non più di una decina di volte nella vita.
Stagione "pesante". Non è semplice stabilire quando si è colpiti dalla “vera” influenza perché i virus in circolazione che causano sintomi simili sono molti. Il numero dei casi viene stimato sulla popolazione generale a partire dalle segnalazioni accertate provenienti da medici e pediatri che fanno parte delle rete di sorveglianza Influnet. Proprio dai dati forniti dalla rete si deduce tra l’altro che, quest’anno, l’incidenza dell'influenza in Italia è stata (inaspettatamente) medio-alta, con una curva sovrapponibile a quella della stagione post-pandemica del 2010-2011. Secondo l’ultimo bollettino emesso dalla rete di sorveglianza Influnet il picco è stato raggiunto a fine gennaio, con 10,81 casi ogni mille persone.
Malattia "vera" e "falsa". Con ogni probabilità, comunque, la maggior parte delle volte che ci troviamo a letto malati non è a causa dell’influenza. I sintomi che le attribuiamo sono causati spesso da comuni virus del raffreddore come i rhinovirus, oppure da coronavirus; mentre all’origine dell’influenza “vera” c'è il genere degli Orthomixovirus, suddivisi in virus di tipo A e di tipo B, con a loro volta vari sottotipi. Il motivo per cui prendiamo l'influenza più volte, anche se non tutte quelle che crediamo, è che i virus influenzali mutano, cioè acquisiscono dei cambiamenti nelle proteine di superficie che permettono loro di infettare la popolazione non ancora immune.
Migliori previsioni. Nello studio, che per la prima volta ripercorre la storia di un’infezione dai campioni di sangue, i ricercatori hanno anche cercato di analizzare come l’immunità di una persona si costruisca e si modifichi nel tempo via via che un individuo entra in contatto con i virus influenzali: informazioni che servono anche a capire meglio la suscettibilità di una popolazione nel suo complesso e a valutare quanto sarà facile per il ceppo in circolazione in una data stagione diffondersi e mettere a letto più o meno persone.
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