Salute

Coronavirus in Cina: il punto sul contagio del virus

Cresce l'allarme in Cina, ma non solo, per la diffusione del coronavirus. Come avviene il contagio? Quali analogie con il virus della Sars? Che precauzioni adottare?

291 casi e 6 vittime è il bilancio provvisorio dell'epidemia causata dal nuovo virus emerso nella Cina centrale alla fine del 2019, e il cui contagio risulta già diffuso in Giappone, Thailandia e Corea del Sud. L'agente infettivo fa parte della famiglia dei coronavirus e determina una sindrome respiratoria che può degenerare in polmonite e insufficienza renale. Mentre due casi sospetti sono ancora in fase di valutazione, in Filippine e Australia, le autorità sanitarie di tutto il mondo sono in allerta perché, come già accaduto in passato con virus simili (per esempio con la SARS), la malattia potrebbe diventare globale in tempi rapidi. Il direttore dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha convocato un comitato che avrà il compito di decidere a breve se l'epidemia costituisce un'emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale.

Che cos'è un coronavirus?
I coronavirus sono una famiglia di virus di forma tondeggiante, che causano malattie di diversa gravità (dal comune raffreddore a malattie respiratorie anche letali). Tipicamente circolano fra gli fra gli animali, ma può capitare che vengano trasmessi all'uomo, generando epidemie. In passato, si segnalano in particolare due epidemie da coronavirus: quella di SARS, che fra il 2002 e il 2003 si è diffusa dalla Cina in una trentina di Paesi, uccidendo circa 800 persone (e infettandone oltre 8.000), e la MERS (Sindrome respiratoria medio orientale), che è stata  identificata per la prima volta in Arabia Saudita nel 2012 e si è poi diffusa in diversi altri Paesi, determinando circa 850 decessi (su 2.500 contagi).

Come è nata la nuova malattia? 
Sembra che il primo contagio sia avvenuto nel mercato ittico di Wuhan, città da 11 milioni di abitanti nella provincia di Hubei (Cina centrale). È tuttavia altamente improbabile che a trasmettere la malattia all'uomo siano stati i pesci: in questo mercato, infatti, si vendono molti tipi di animali, anche vivi, che potrebbero con più probabilità veicolare il virus. 

Perché potrebbe diffondersi in tutto il mondo?
A diffondere i virus a livello globale sono i viaggiatori. Le persone che si sono ammalate fuori della Cina, infatti, erano tutte tornate dalla regione in cui la malattia si è originata. Questo è il motivo per cui, già nei giorni scorsi, il Ministero della Salute ha chiesto a chi deve recarsi nelle regioni colpite di rimandare il viaggio se non è necessario. Per limitare il contagio, misure precauzionali sono state adottate negli aeroporti cinesi e internazionali.

In Italia, alle compagnie che hanno voli per la Cina, diretti o con scalo, è stato chiesto di rafforzare la sorveglianza e segnalare eventuali casi sospetti. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ritiene che le probabilità che il virus arrivi in Europa siano limitate.

Quali precauzioni si possono adottare per ridurre i rischi?
Se l'epidemia dovesse estendersi, le raccomandazioni sono di lavare spesso le mani (con sapone o soluzioni contenenti alcol), evitare i contatti con persone che manifestano i sintomi, non consumare  carne poco cotta e bevande sfuse e lavare con molta cura frutta e verdura. Queste raccomandazioni, unitamente al consiglio di non frequentare mercati con prodotti alimentari freschi, valgono attualmente per tutti coloro che si trovano nelle aree colpite. 

 

Quali sintomi provoca la malattia?
I sintomi iniziali sono febbre, tosse e difficoltà respiratorie. Chi è stato in Cina e nelle due settimane successive al rientro manifesta questi disturbi deve tempestivamente avvisare il proprio medico e informarlo del viaggio. Per ridurre il rischio di contagiare altri, le autorità suggeriscono di starnutire proteggendosi la bocca e il naso con il gomito, usare le mascherine e gettare via i fazzoletti subito dopo l'utilizzo. 

Quali terapie sono disponibili?
Non esistono terapie specifiche contro il coronavirus, ma solo cure di supporto, per alleviare sintomi. Trattandosi di un virus, gli antibiotici non hanno nessun effetto. Gli Istituti nazionali di sanità americani (NIH) hanno già annunciato l'intenzione di avviare l'iter per mettere a punto un vaccino, ma questo non sarà disponibile prima di qualche mese. 

 

21 gennaio 2020 Margherita Fronte
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