Milano, 7 set. (AdnKronos Salute) - "Padova è stata una Mecca per gli studenti di arte e anatomia nel 16esimo secolo", spiega Thomas Wright, scrittore e ricercatore esperto di storia della medicina, raccontando sulle pagine della rivista scientifica 'The Lancet' un viaggio sulle orme di Andrea Vesalio e degli insegnamenti rivoluzionari che il professore belga ha lasciato in eredità al mondo: "Credete a quello che vedete, non vedete ciò che credete", era il suo messaggio cardine ai giovani aspiranti camici. Un viaggio alla scoperta dei binari paralleli su cui hanno viaggiato arte e anatomia - e della svolta empirica che entrambe le discipline hanno vissuto nel Cinquecento - reso possibile dalla mostra 'Il corpo scoperto: l'anatomia da Vesalio al futuro', visitabile fino a domenica 18 settembre nel Museo di storia della medicina (Musme) di Padova.
Attraverso l'ampio servizio dedicatogli da Lancet, fra le 'bibbie' della comunità scientifica mondiale, l'evento si guadagna la ribalta internazionale, con Wright che sottolinea il valore aggiunto della stessa 'location' della mostra: a farle da teatro è Padova, la culla in cui Vesalio, intorno al 1530, con le sue rivoluzionarie dissezioni nell'ateneo cittadino spostò il focus dell'anatomia dalla 'teoria scritta' al corpo, invitando gli studenti a usare i loro occhi piuttosto che lo sguardo della mente condizionato dalla tesi galenica. E poi, come cornice, c'è la sede del Musme che, inaugurato a giugno 2015, occupa una sezione di quello che fu l'ospedale di San Francesco, uno dei primi ospedali progettati allo scopo nel 1414 in Europa e il primo a permettere agli studenti di medicina l'accesso ai pazienti per acquisire esperienza pratica. Oggi la struttura è diventata il Palazzo della Salute, un polo dedicato alla divulgazione e formazione in ambito medico-scientifico. E il Musme accoglie i suoi visitatori puntando molto sulla multimedialità, con tecnologie ideate, fornite e installate dalla società specializzata Qbgroup.
Vesalio - ripercorre l'autore dell'articolo - prima ha rotto con la tradizione, impugnando lui stesso il bisturi, poi ha proceduto a 'sezionarla' rivelando gli errori negli assiomi di Galeno. A Padova lo studioso ha fondato una dinastia di anatomisti: successivamente sulla sua poltrona si sono seduti da Gabriele Falloppio a Girolamo Fabrici d'Acquapendente, al quale si deve la realizzazione del Teatro anatomico dell'università, la prima struttura permanente del genere, creata per l'insegnamento dell'anatomia attraverso la dissezione di cadaveri. Ma nel 16esimo secolo ai tempi della Repubblica di Venezia questa 'città intellettuale' era affollata anche da tanti artisti in erba, interessati a studiare le opere di Giotto, Mantegna e Donatello.
I loro capolavori da un lato, e i progressi medici dell'università dall'altro, hanno contribuito alla reputazione di Padova come vivaio culturale. E la mostra allestita al Musme racconta la storia di un rapporto simbiotico fra queste due grandi 'arti' del Rinascimento - che hanno visto l'Italia in prima linea - e della lunga collaborazione tra anatomisti e artisti. Il tutto attraverso opere che, in base alla loro funzione originale, possono essere distinte in opere anatomiche con elevato contenuto artistico e opere d'arte di rilevante interesse anatomico, spiegano i promotori.
Lungo il percorso espositivo è possibile scoprire una selezione di opere illustrate di anatomia edite nel '500: dai 'Commentaria super Anatomia Mundini' di Jacopo Berengario da Carpi, al capolavoro di Andrea Vesalio, il 'De humani corporis fabrica libri septem', illustrato da Tiziano o da qualcuno della sua scuola, fino alle pitture colorate d'anatomia fatte realizzare da Girolamo Fabrici d'Acquapendente. C'è quindi un interscambio continuo, testimoniato sul fronte medico da un utilizzo attento all'estetica delle illustrazioni a scopo scientifico. Mentre sul fronte artistico sono molte le opere che contengono dettagli anatomici e forniscono importanti informazioni di carattere storico-medico.
La mostra è molto interattiva e in un apposito schermo sono state esposte anche alcune opere d'arte, tra le quali il Cristo morto di Andrea Mantegna e la Lezione d'anatomia del Dottor Tulp di Rembrandt, dalle quali possono essere estrapolati particolari di interesse anatomico: nel primo il torace, eseguito correttamente, che sottolinea l'umanità di Cristo; nel secondo la mano aperta e l'avambraccio di un cadavere microscopicamente dettagliati, con cui Tulp spiega il meccanismo flessore. Il Musme, spiega l'autore dell'articolo su 'The Lancet', "offre una cornice ideale alla mostra perché, con commenti ed esposizioni, colloca la rivoluzione anatomica nel contesto della storia della medicina, ricostruendo lo studio dell'anatomia, fisiologia, terapia e patologia dal Medioevo a oggi".