Salute

Via libera alla tintarella, basta proteggersi e fare prevenzione

Chimenti (Tor Vergata) sarà presidente del World Congress of dermatogy 2019 a Milano

Roma, 16 giu. (AdnKronos Salute) - Nessuno deve rinunciare alla tintarella "perché fa bene da tanti punti di vista, aiuta la sintesi della vitamina D e ha un risvolto psicologico non da poco: ci fa stare bene con noi stessi", ma quando si va al mare "è necessario proteggersi da rischi dei raggi del sole, e soprattutto iniziare con la prevenzione fin dai primi anni di vita". Lo afferma all'Adnkronos Salute Sergio Chimenti, direttore della Clinica Dermatologica dell'Università Tor Vergata di Roma.

"I maggiori rischi dell'esposizione senza 'scudi' al sole sono due - continua Chimenti - le cheratosi attiniche, il tumore più frequente a livello del volto e cuoio capelluto, dovuto ad un accumulo di raggi ultravioletti. E il melanoma, cancro della pelle molto più pericoloso, che è ormai noto essere causato anche dai gravi eritemi in età giovanile".

Chimenti, come presidente della candidatura italiana al Bidding Committee per il 'World Congress of Dermatology', ha ottenuto di recente un importante risultato a livello internazionale portando in Italia, a Milano nel 2019, il 'World Congress of dermatogy' battendo così la concorrenza di città come Dubai, Rio De Janeiro, Pechino, Praga e Bangalore. "L'evento più importante a livello globale della dermatologia - assicura - ci vedrà dunque protagonisti". Secondo l'esperto "la fotoprotezione preventiva deve partire dai primi anni di vita e anche passare attraverso ciò che mangiamo. Inoltre per gli adulti può essere d'aiuto integrare la dieta un mese prima di iniziare a prendere il sole con complessi vitaminici 'ad hoc' (selenio, betacarotene, vitamina A e E)".

"L'utilizzo di creme contenenti filtri solari è fortemente raccomandato per ridurre gli effetti dell'invecchiamento della pelle e le patologie dovute alle scottature ripetute - conclude Chimenti - Oggi è nettamente migliorata l'informazione e la conoscenza degli italiani rispetto a questi prodotti. I connazionali sanno leggere le etichette, associare lo scudo protettivo al fototipo e capire che se già aperte le creme antisolare non devono essere riutilizzate a distanze di mesi. Quello che ancora manca - suggerisce - è la visita annuale dallo specialista, per sapere come sta la nostra pelle o fare una mappa dei nei. Ecco, su questo aspetto della prevenzione - conclude - c'è ancora da lavorare".

16 giugno 2015 ADNKronos
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